Gioco a perdere 6° puntata

Carolina Peciola

Silvia è alla continua ricerca di soldi. Un incontro casuale in tabaccheria la fa sperare in una svolta, che si rivelerà, invece, una trappola non priva di conseguenze. Laura resta l’ultimo approdo, mentre la posta in gioco continua a crescere… Qui la puntata precedente. Buona lettura

 

Dove li trovo quei soldi adesso?

Sono ore che Silvia fissa il soffitto. Sdraiata in un groviglio di lenzuola, non ha chiuso occhio tutta la notte.

Con quel porco che non mi dà tregua, Laura che non vorrà più vedermi e forse anche senza un lavoro.

Il suo turno inizierebbe alle due, ma non osa presentarsi a Villa Melia, dopo quello che ha combinato ieri. Luca l’avrà raccontato al dottor Valentini e questo non si sarà fatto scrupolo di scrivere una bella lettera di licenziamento. Già non gli andava a genio prima, figurati dopo che avrà saputo della sua ultima prodezza. «Trova una giustificazione valida o ti sei giocata il posto», le aveva intimato Luca. Ma il problema è proprio questo, che non c’è una giustificazione valida agli occhi degli altri per spiegare il suo comportamento. Mica può dire che ha perso la testa per quella maledetta giocata e che è senza il becco di un quattrino.
Il cellulare sul comodino vibra di nuovo. È la terza volta da quando ha fatto giorno. Non si è nemmeno curata di guardare chi la cerca. Stavolta però, chiunque sia dall’altra parte, sembra non voler desistere. Sicuramente saranno altri guai.

«Ti sei decisa a rispondere, finalmente!», sbotta Rachele. «Stavi dormendo?»

«No, no… scusa, ero sotto la doccia…».

«Che voce che hai! Ti senti bene?».

«Sì, ho solo dormito poco».

«Hai fatto baldoria… Possiamo fare cambio di turno? Dovrei attaccare stasera, ma ho un appuntamento con un tizio… ». Rachele lascia volutamente in sospeso la frase. Ma Silvia è ancora troppo presa dai suoi problemi per essere interessata alle tresche della collega.

«Ti va bene se ti sostituisco al turno pomeridiano e tu fai quello di notte al posto mio?», riprende Rachele, ansiosa di arrivare all’accordo. «Magari riesci a farti un sonnellino nel pomeriggio e a recuperare».

O Rachele non sa niente del casino che ha fatto l’altro ieri oppure…

«Ma tu ieri pomeriggio c’eri al lavoro?», le chiede Silvia.

«Certo, il solito trantran, salvo per Umberto, quello entrato da poco, che aveva la febbre alta, e Alda, che è rimasta tutto il giorno a letto sedata. Ha solo qualche livido per la caduta. Sei stata brava, Luca mi ha raccontato tutto. Se non ci fossi stata tu, sarebbe precipitata per le scale. Allora, ci stai per il cambio turno?», insiste Rachele.

«Come?», risponde balbettando Silvia. «Ah, sì, certo, va bene». E subito aggiunge: «Divertiti stasera».

«Ci puoi scommettere. E tu torna a dormire, che ne hai bisogno».

Non solo non l’ha denunciata, ma ne ha fatto anche un’eroina.

Allora Luca… Silvia pensa che è grazie a lui se ha ancora il suo lavoro. Le basta immaginarlo per sentire di nuovo quel desiderio travolgente. Vorrebbe correre da lui seduta stante. Peccato che con il cambio turno non si incontreranno oggi. Potrebbe chiamarlo per ringraziarlo, ma no, meglio farlo di persona, guardarlo negli occhi e dimostrargli tutta la sua riconoscenza.

 

Laura rabbrividisce non appena varca la soglia del locale. Non solo per il freddo che c’è all’interno, ma anche per quello che deve fare. Lui è dietro il bancone, concentrato nel taglio di sottili fette di carne. Dopo aver terminato con quell’unica cliente, rimangono soli.

«Buongiorno», le si rivolge Carlo con un ampio sorriso. Il classico seduttore, pensa subito Laura. Ma con lei non funziona.

«Sono l’amica di Silvia». Arriva dritta al punto guardandolo negli occhi. Fuori è una roccia, ma dentro il suo cuore batte all’impazzata.

«Ho sentito parlare di te». Ha ancora quel sorriso sornione stampato in faccia, anche se la mascella è contratta.

«Quindi niente convenevoli. Saprai perché sono qui», ribatte Laura.

«Veramente no. Vuoi dirmelo tu?», fa lui con tono provocatorio.

«I soldi», risponde secca Laura.

«Quando si parla di Silvia ci sono sempre i soldi di mezzo, vero?».

«Già, solo che stavolta si è aggiunto anche un bastardo come te». Laura ha alzato il tono per nascondere il tremito della voce.

«Ehi, piano con le parole. Mi ha chiesto dei soldi in prestito e glieli ho dati, solo che non ha intenzione di restituirmeli».

«Non è che non vuole, non può. E comunque non nel modo che le hai proposto tu».

«Non mi dire che ha incantato anche te, quella, con il suo faccino da ingenua», cantilena Carlo, come chi la sa lunga.

«Veramente finora mi pare che abbia preso te per il naso, non me», ribatte Laura.

«Senti, le chiacchiere stanno a zero. Io rivoglio i miei soldi. Se mi hai portato i 6.000 euro che Silvia mi deve, bene, altrimenti quella è la porta». E così dicendo, gira intorno al bancone, va verso l’uscita, spalanca la porta afferrando il maniglione e si piazza lì in attesa che Laura se ne vada.

La ragazza, muta, esce dalla macelleria. Percorre il marciapiede e, svoltato l’angolo, si appoggia con la schiena al muro piegandosi in avanti. Le gambe le tremano per lo sforzo di aver sostenuto la parte con quel viscido e per l’amara verità che ha appena scoperto. Sente la nausea salirle dallo stomaco alla bocca.

Ancora una volta Silvia le ha mentito, e quel che è peggio, non per nascondere uno dei tanti guai in cui si è cacciata, ma per sfilarle dei soldi. Se il debito col macellaio è di 6 mila euro, a cosa le servono quei 4 mila euro che ha chiesto in più e che lei stava per prestarle se la serata non fosse finita com’è finita?

Sono solo una povera illusa, ecco cosa sono.

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*Carolina Peciola, giornalista, editor e consulente editoriale

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