Festival Barocco Alessandro Stradella: valorizzare la Tuscia con i grandi del Seicento italiano

di Francesco Mecucci

Andrea De Carlo

Nonostante le difficoltà in un anno condizionato dalla pandemia, il Festival Barocco Alessandro Stradella è riuscito a realizzare a Viterbo e nella Tuscia un’edizione di elevata qualità che ha riscosso un ottimo successo di pubblico. “Esserci – commenta il direttore artistico Andrea De Carloè stata una questione di orgoglio, per non deludere il nostro pubblico e per non togliere agli artisti la possibilità di esibirsi in un festival in costante crescita. A parte qualche prevedibile difficoltà con i musicisti internazionali, questa edizione è andata molto bene e sono state rispettate tutte le norme di prevenzione sanitaria“.

Dopo il concerto del 19 settembre nel capoluogo, con l’ensemble Dramatodia nella chiesa di Santa Maria Nuova (ore 18:30), il programma prevede un ulteriore appuntamento il 23 ottobre a Nepi (ore 21:00, Chiesa di San Pietro) con i giovani dello Stradella Y-Project. Nepi è la cittadina dove sette anni fa nacque il festival, dedicato al grande compositore che aveva radici familiari proprio lì. Un genio spesso nascosto e dimenticato del Seicento italiano, di cui il festival, realizzato in collaborazione con MiBACT, Fondazione Carivit e Direzione Regionale dei Musei del Lazio, con presidenza onoraria di Anna Fendi, si propone di riscoprirne l’anima e la musica.

De Carlo non manca di sottolineare l’importante ruolo della Tuscia nella scena musicale del barocco romano, con celebri compositori dell’epoca che ebbero i natali in zona, da Marco Scacchi (Gallese) ad Andrea Adami (Bolsena), da Ettore Bernabei (Caprarola) ai fratelli Mazzocchi (Civita Castellana), dai legami nepesini di Stradella fino ai ronciglionesi Tullio Cima e Domenico Massenzio, quest’ultimo protagonista dell’ambizioso progetto “Massenzio 2035“, finalizzato all’esecuzione dell’integrale del compositore.

La Tuscia viterbese con i suoi splendidi borghi e chiese – afferma De Carlo – è il punto di forza del festival, che vuole essere sia politica culturale per il territorio sia politica del decentramento. Fare eventi come questo a Roma, dove l’offerta è già ampia, è limitativo, mentre per la Tuscia tutto ciò costituisce un arricchimento culturale e un’opportunità turistica. Ad esempio, in Francia, da anni esistono meravigliosi festival musicali che hanno sede in piccoli paesi e credo che anche qui si possa fare altrettanto“.

Il Festival Alessandro Stradella ha raccolto inoltre l’eredità del glorioso Festival Barocco di Viterbo, una delle più longeve manifestazioni del genere, che però era in declino: così si è preferito unire le forze e, anno dopo anno, la rete dei comuni ospitanti, dei patrocini e delle realtà partecipanti si è ampliata sempre di più: quest’anno il festival si è snodato tra Viterbo, Bolsena, Caprarola, Castel Sant’Elia, Castiglione in Teverina, Civitella d’Agliano, Nepi, Ronciglione, Tarquinia, Tuscania. L’impegno dello staff organizzativo va tuttavia oltre il semplice calendario.

Un vero festival non è soltanto produzione e organizzazione di concerti – continua il maestro – ma il punto di arrivo di un’attività di ricerca e formazione che dura tutto l’anno e offre importanti opportunità ai giovani talenti, attraverso iniziative come lo Stradella Y-Project, che lanciai anni addietro al Conservatorio de L’Aquila, dove insegno, e il Newtracks@Fbas, aperto a ensemble, solisti e compositori da tutto il mondo. Partendo da una riflessione sullo stato e sul futuro del linguaggio musicale, si crea una collaborazione finalizzata a ricerca ed esecuzione per coniugare la musica barocca ai tempi attuali”.

La grande sfida del Festival Barocco Alessandro Stradella è proprio questa: riproporre e valorizzare la musica barocca ai tempi odierni, per riavvicinare il pubblico alla musica colta. “Stradella è una mia passione nata in gioventù – conclude De Carlo – e nel corso della mia carriera, che ha toccato generi molto diversi tra loro, ho appreso quanto la musica barocca sia viva e attuale. Il Seicento è stato un secolo meraviglioso dal punto di vista musicale, così ricco di libertà, vivacità, complessità. Il pubblico se ne sta accorgendo e non considera più un concerto barocco come qualcosa di distante, incomprensibile e superato”.

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