“Evolution #1”la mostra di Stefano Di Maulo e Marina Ioppolo

Inaugura domenica 16 dicembre alle 17,30 “Evolution #1”, la mostra di Stefano Di Maulo e Marina Ioppolo allestita nello spazio pensilina fino all’8 gennaio 2019.

Evolution #1 è una mostra che sembra nascere dal desiderio di reagire con forza e determinazione alle considerazioni vere e disarmanti del grande sociologo Zygmunt Bauman (Poznan 1925 – Leeds, Regno Unito 2017) sul concetto di società “liquida”, rarefatta, dove niente può consolidarsi davvero.

Le sue riflessioni di natura filosofica sociologica e psicologica sulla nostra identità e sulle nostre relazioni, sulle istituzioni, i rapporti, gli individui e la comunità, sono lo specchio dell’incertezza dei tempi moderni, che trasforma i cittadini – pedine del più grande gioco da tavola che è oggi la globalizzazione – in consumatori sempre più frenetici e sempre più sottoposti all’esigenza di adeguarsi alla maggioranza, per evitare l’esclusione dal gruppo.

Così è per l’amore – “diventato una delle pedine nell’infinito gioco della condizione umana in cui si contrappongono sicurezza e libertà…”, un amore liquido, diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame, le due ossessioni della sensibilità contemporanea – e così è per i legami, che sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini, e mentre in rete si possono avere centinaia di amici con un semplice click, farsi degli amici offline è più complicato.

E se da una parte in una società di consumatori la “novità” è stata elevata al più alto grado della gerarchia dei valori e considerata la chiave della felicità, d’altro canto tendiamo a non tollerare più la routine perché abituati fin dall’infanzia a rincorrere oggetti “usa e getta” da rimpiazzare velocemente. Si è persa la gioia delle cose durevoli, le emozioni passano velocemente, e il mondo stesso con tutte le meraviglie del creato, l’ambiente, la natura, sono trattati alla stregua di oggetti di consumo di cui non importa se con le nostre azioni ne danneggiamo in tutto o in parte l’esistenza e la sopravvivenza futura.

Non solo i sentimenti quindi ma anche la nostra tanto esaltata modernità globalizzata è diventata, secondo Bauman, “liquida”. Come dargli torto?

Ecco allora che l’artista, nel ruolo a lui più congeniale, si fa interprete dei mali del suo tempo percorrendo o l’una o l’altra delle due strade artisticamente percorribili: o denunciando brutture, soprusi e sopraffazioni ovvero indicando vie d’uscita e possibili soluzioni, come nel caso di Marina Ioppolo e Stefano Di Maulo, il cui immaginario figurativo può essere letto unicamente come risposta alla quotidianità in veloce evoluzione/involuzione, come volontà di veicolare un messaggio forte di amore e rispetto per l’uomo e per il mondo che incessante gli gira intorno, provvedendo a “consolidare” e fermare attraverso le loro creazioni quelle emozioni e quei sentimenti che appaiono oggi sempre più liquidi e rarefatti.

Luogo migliore per questa mostra non poteva quindi che essere lo spazio della pensilina, dove all’ingresso il visitatore è accolto da una sorta di piscina che per la forma a lacrima e l’acqua che vi risiede può essere identificato come spazio interpretativo del pensiero di Bauman sulle caratteristiche della moderna società liquida. L’elemento liquido diventa pertanto il simbolo dell’involuzione dell’uomo e della sua sfera emotiva e sentimentale, cui gli artisti rispondono con “Evolution”, creazioni che sono o ambiscono ad essere una soluzione, sia che si tratti degli omini o delle farfalle di Marina Ioppolo che delle formiche di Stefano Di Maulo, immagini figure e concetti che sembrano il proseguimento originale e personalissimo delle figure antropomorfe del celebre Keith Haring, i suoi omini colorati e snodabili, gioiosi e in armonia con l’ambiente circostante.

L’arte contemporanea è quindi salva se in questa società liquida può indicare la via della salvezza perché, per dirla col grande pittore tedesco Gerhard Richter – tra i più rilevanti protagonisti della scena contemporanea del nostro tempo – “L’arte è la forma più alta della speranza”.

Maria Elena Piferi

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