Seminario: Latini ed Etruschi a confronto: templi e dèi

Un seminario sui Latini ed Etrusci a confronto: Templi e Dèi, domenica 7 aprile alle ore 17.00 si svolgerà presso Simmetria Institute in via Roma,95 ad Attigliano.

Le popolazioni dei Protoetruschi e dei Protolatini hanno vissuto fin dall’Età del Bronzo separati dal confine naturale costituito dal Tevere, ma sono stati i Protolatini i primi a sviluppare una civiltà più avanzata rispetto ai loro vicini, dando loro i fondamenti della religione e dei riti per onorare e conoscere gli Dèi. Nei secoli seguenti, al tempo di quella che chiamiamo Età del Ferro, gli Etruschi, anche grazie ai loro sempre più stretti rapporti commerciali con la Grecia, hanno sviluppato forme più complesse di culto, imparando a costruire templi e necropoli, a raffigurare in forma umana gli Dèi, a codificare riti e miti, novità che con la dinastia dei Tarquini penetrò nel mondo di Roma, ormai fondata almeno tre secoli prima, influenzandone la cultura religiosa e civile.

Gli Etruschi a Roma: il Vicus Tuscus, Mater Matuta e Servio Tullio

(Maria Brugnoli)

I segni lasciati a Roma dagli Etruschi sono evidenti nella regione tra il Campidoglio, il Palatino e il Tevere, nella zona portuale dove si svolgevano i primi commerci tra Roma, la Grecia e l’Etruria. Il Vicus Tuscus con la statua del dio Vertumno eretta sul margine meridionale del Foro Romano, l’area del Foro Boario affacciata sul portus tiberinus e i due tempi etrusco-italici di Sant’Omobono, forse costruiti da Servio Tullio, costituiscono i tre più importanti segni lasciati a Roma dagli Etruschi.

Gli Dèi di Roma e gli Dèi dell’Etruria
(Paolo Galiano)

È opinione fin troppo diffusa che le divinità di Roma siano state plasmate a partire da quelle degli Etruschi e dei Greci, se non addirittura di popolazioni mesopotamiche, quasi che il popolo romano fosse stato incapace di avere una qualche idea di come si concepiscano gli Dèi. I ritrovamenti archeologici e gli studi degli ultimi venti anni consentono di rivedere queste false idee, ribaltando completamente i risultati a cui erano arrivati gli archeologi tedeschi e italiani dei due secoli precedenti.

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