Doriana Giacomelli una Befana da record divisa tra tradizione e solidarietà

di Donatella Agostini

Doriana Giacomelli

“La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte / con la calza appesa al collo”. Il detto non vale a Viterbo, perché qui dal 2002 la Befana arriva nel primo pomeriggio del 5 gennaio, e porta una Calza gigantesca, lunga ben 54 metri e pesante alcuni quintali. A trasportarla non è da sola: le fanno compagnia una quindicina di Fiat 500 d’epoca e soprattutto un centinaio di allegre e coloratissime Befane, abbigliate con cappelli, mantelle di lana e gonnelloni di ordinanza, che la affiancano lungo tutto il suo percorso. E’ la “Calza della Befana più lunga del mondo”, la manifestazione viterbese da record che attira in media ogni anno diecimila visitatori entusiasti e che colora allegramente le vie del centro storico della città.

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«La Calza è soprattutto tanto divertimento». E se lo dice Doriana Giacomelli, Befana da ben quindici anni, dobbiamo fidarci. Riccioli scuri, un bellissimo sorriso, Doriana fa parte del direttivo del Centro Polivalente Pilastro, dove la incontriamo, qualche giorno prima del trasporto. Nata da un’idea, rivelatasi vincente, del vulcanico presidente Luciano Barozzi, la Calza viene mantenuta e custodita per tutto il resto dell’anno proprio al Centro, da cui provengono anche molte delle simpatiche figuranti. «Il trucco me lo sono sempre fatto personalmente. Due ore di lavoro con i make up teatrali, la pelle finta, il neo peloso, la gobba… ero veramente brutta!», prosegue ridendo Doriana, mentre mostra le foto delle passate edizioni, esposte nei luminosi locali del Centro Polivalente. Istantanee di sorrisi e di allegria, nel sole o sotto la neve, tra Befane del passato e del presente, con l’enorme Calza a fare da filo conduttore.

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C’è aria di casa e di famiglia al Centro del Pilastro: librerie, tavoli da gioco e da lavoro, un salone con un palco dove suona la sua piccola band musicale. Diversi anziani siedono riuniti e occupati in varie attività – in media, una ventina di persone al giorno. «Ma in occasione delle feste il salone è strapieno! Al Centro si fanno corsi di inglese, di ginnastica posturale, laboratori creativi di maglia. Si gioca a tombola e a burraco. Si realizza in concreto l’inclusione: c’è un signore ultraottantenne che insegna ai bambini a giocare a scacchi. E si lavora alla riuscita della “Calza”. Tutti gli anni riempiamo di dolciumi oltre un migliaio di calzette. Prendiamo le iscrizioni al ruolo di Befana. Ed è al Centro Sociale che, in autunno, le signore esaminano accuratamente il manufatto della Calza, e rammendano gli eventuali strappi e danneggiamenti causati dal trasporto precedente».

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Oltre cinquanta metri di stoffa rossa bordata d’oro, che di suo ha già un peso considerevole. «Che raddoppia con i duecento chili di gonfiabili che vengono inseriti al suo interno», ci spiega Doriana. «Ma nei tratti in cui le Cinquecento proseguono da sole e dobbiamo portare noi la Calza con le apposite maniglie, per noi Befane il peso non è un problema. Non lo sarà nemmeno quest’anno, in cui abbiamo un tratto di percorso in più da fare, per via del cantiere presente a piazza del Comune». La “Calza” è un evento che è sempre andato a braccetto con la solidarietà: il suo motore è rappresentato dalla vendita delle calzette. «Negli anni abbiamo donato il ricavato della vendita a numerose associazioni di volontariato. Quest’anno vorremmo destinarlo al Centro stesso, acquistare tavoli e sedie e mettere a norma il nostro impianto elettrico. Lo stabile che occupiamo è vecchio di cinquant’anni, e certi lavori sono ormai necessari».

Quando si tratta di mettere in pratica la solidarietà, Doriana Giacomelli è un vulcano di iniziative: difficile riassumerle tutte. «Sono cresciuta al Murialdo, dove a sedici anni ho iniziato a fare volontariato», racconta. «Mi sono avvicinata al Pilastro perché papà mio aveva il distributore all’Okay. Poi ho proprio scelto di trasferirmi in questo quartiere», afferma Doriana. «Per vent’anni ho fatto l’educatrice nei nidi infantili, poi mi sono avvicinata al mondo della terza età. All’inizio venivo solo in occasione della Calza: mi iscrivevo, facevo la Befana e tutto finiva lì. Nel 2018 ho iniziato la mia collaborazione con il Centro e con gli anziani. Organizzavo laboratori creativi. Durante il Covid poi, cominciai a farli passeggiare il sabato a Prato Giardino. Tutti con le braccia aperte per tenere le distanze… Poi gli offrivamo il caffè al baretto. Poverini, in quel periodo gli sentivi dire “ultimamente ci incontriamo solo per i funerali!”. Per loro queste uscite erano diventate importanti. In seguito presentai un progetto a ProMeteus, un’associazione che si occupa di scambi Erasmus, per un gemellaggio con la Grecia e il Portogallo. Li ho portati all’estero con me, la più grande di ottantacinque anni. Gli anziani del Centro sono diventati la mia seconda famiglia. Sono così carini: tu gli occupi il tempo, li sproni a fare qualche cosa, e loro te ne sono grati. A volte passo soltanto per sapere se va tutto bene». Doriana è anche attiva nell’organizzazione del Carnevale Viterbese, altra grande manifestazione del capoluogo. «Sono referente per il Carnevale di tre associazioni: Centro Polivalente Pilastro, Amici di Galiana, Joelette comunale». Le joelette sono particolari carrozzine a una ruota, in dotazione anche al Comune di Viterbo, che grazie a conduttori specificamente formati, consentono alle persone disabili di recarsi in luoghi impervi e accidentati. «Ho preso l’abilitazione per condurre la joelette. Qualche anno fa abbiamo portato un ragazzo fin sopra la Palanzana, alla Croce». Doriana è la dimostrazione che, dietro un evento come la Calza, si cela un mondo quotidiano e silenzioso di solidarietà attiva ed efficace. E il tempo che si dedica agli altri non è mai perso, ma torna indietro raddoppiato, sotto forma di amore e di arricchimento personale. «Una di quelle signore che hai visto entrando è mia madre», conclude sorridendo Doriana. «Lei all’inizio non ci voleva venire, diceva che al Centro ci vanno gli anziani. Io qui facevo volontariato e le dicevo: ma come, io vado giù, e tu stai a casa da sola? Ma poi sono riuscita a coinvolgerla, e ora stiamo più insieme di prima».

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