Confesercenti Viterbo, Peparello: “Nella Tuscia crollo di vendite di prodotti tradizionali. Vanno preferite le eccellenze locali”

La grave crisi pandemica costringe gli italiani a una Pasqua che più casalinga non si può. Confinati in casa, i consumatori hanno optato per la grande tradizione a tavola. Buone vendite per i prodotti tradizionali del territorio, ma si registra un vero e proprio crollo dei prodotti da forno nelle panetterie come colombe, uova, pastiere, fiatoni, cuori di Pasqua al cioccolato o alla pasta di mandorle, pampato, pizze agrodolci dell’Italia centrale. Tengono le carni, il pesce e l’ortofrutta. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Fiesa Confesercenti su negozi specializzati in alimentari, macellerie, pescherie, frutterie e forni.
Con una Pasqua forzatamente in famiglia i consumi domestici sono inevitabilmente in aumento. Sebbene i prezzi siano sotto stress un po’ per tutte le merceologie per l’inattesa domanda domestica, trainata anche dall’impossibile Pasquetta fuori porta, la dinamica della spesa non cambia.
“I consumi sono stati fatti negli ultimi giorni – dice Vincenzo Peparello, presidente della Confesercenti di Viterbo e membro della Presidenza nazionale – Si punta all’organizzazione dell’evento, seppure in quarantena e quindi con nuclei familiari in molti casi a ranghi ridotti. Comunque il pranzo pasquale sarà all’insegna della più stretta tradizione. Nella Tuscia sul fronte dei consumi di dolci tradizionali, si registra un crollo dal 40 al 60% delle vendite di colombe e uova pasquali, prodotti da forno tradizionali come pizze di Pasqua dolci e salate causato sia dalla chiusura di pubblici esercizi e pasticcerie sia dalla produzione casalinga di dolci che ha spinto agli aumenti di acquisti di farine uova e lieviti. Sul crollo delle vendite nella panificazione di colombe e uova ha pesato in maniera preponderante il taglio netto della domanda della regalistica dei prodotti alimentari e anche la concorrenza al ribasso della Gdo che utilizza i prodotti della tradizione come prezzi civetta. La crisi – conclude Peparello – ha fortemente condizionato il trand in crescita da diversi anni delle nostre eccellenze agroalimentari quali formaggi, salumi, carni e prodotti tipici più tradizionali senza trascurare i vini, gli oli, i legumi , le nocciole ed i piatti tradizionali della nostra cucina e i progressi dei nostri produttori. Nello stesso periodo dello scorso anno invitavamo le popolazioni della Tuscia, ma anche i tanti turisti che erano presenti in questo periodo in tutte le località turistiche nei nostri meravigliosi borghi medievali, a recarsi nei ristoranti e nelle trattorie tipiche del territorio; ad acquistare e degustare le nostre eccellenze. Quest’anno purtroppo ci resta solo di rivolgere un appello a tutti gli abitanti della Tuscia ad acquistare e valorizzare le nostre produzioni ma anche a riconoscere ai tanti produttori , artigiani e commercianti che hanno fatto della qualità della tradizione un punto di forza della nostra provincia. Con’auspicio che tutto ciò diventi consuetudine porgiamo i nostri Auguri ed un grazie a tutti quelli che hanno a cuore la difesa dell’affermazione del Made in Italy e made in Tuscia”.

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