Confesercenti, Peparello: “Esercizi della Tuscia pronti a ripartire fin dal 4 maggio, incomprensibile il ritardo”

L’ennesimo prolungamento del lockdown costerà altri 10 miliardi di fatturato alle imprese. Una doccia gelata ed una fortissima delusione per moltissime attività che si stavano già preparando a implementare al dettaglio tutti i protocolli di sicurezza per riprendere gradualmente il lavoro. E che, in molti casi, ancora aspettano di fruire delle misure di sostegno di  marzo, dal bonus all’accesso al credito agevolato.

“Gli imprenditori sono delusi e preoccupati – scrive la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise al Presidente del Consiglio Conte. Quasi un mese di ulteriore rinvio per le attività commerciali ed addirittura di più per ristoranti, bar e servizi alla persona, vuol dire aggravare ulteriormente la situazione economica, con il rischio concreto che molte attività chiudano per sempre. Inoltre, mancano del tutto risposte per il comparto turistico, le cui attività sono ancora in uno stato di profonda incertezza, senza fatturato e senza prospettive per il futuro. Riteniamo che un provvedimento così atteso e così importante per le nostre imprese, dovesse esserci prospettato in anticipo per poterlo concordare“, continua De Luise. “Le attività commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i mercati ambulanti, rappresentano un punto di riferimento sicuro, proprio perché di prossimità, e possono riaprire in tutta sicurezza, rispettando i protocolli che abbiamo condiviso e sottoscritto. A tal proposito, abbiamo predisposto ipotesi specifiche categoria per categoria, che vi abbiamo già consegnato. Lo stop è ancora più grave – commenta De Luise – se si considera che a tutt’oggi gli imprenditori non hanno alcuna certezza rispetto agli aiuti annunciati, pure a fondo perduto, che dovrebbero essere emanati in settimana. Anche i provvedimenti già varati non stanno funzionando come auspicato: in molti casi, le imprese ancora aspettano di fruire delle misure di sostegno, dal bonus all’accesso al credito agevolato. Gli 800 euro promessi sono importanti, ma non sufficienti. Vogliamo ridare vitalità e futuro alle nostre attività e restituire il lavoro ai nostri dipendenti. Senza consumi interni, e senza le nostre imprese, è impensabile rilanciare l’economia. Così si fa un grande regalo all’online, che trasferisce ricchezza e risorse all’estero”.

“PresidentE –  conclude De Luise – noi siamo pronti a far ripartire le attività commerciali già dal 4 di maggio. La possibilità delle vendite d’asporto è positiva: ma anche ristoranti, bar e servizi alla persona possono organizzarsi in totale sicurezza per riaprire prima. La cosa che le imprese oggi ci chiedono è solo una: riaprire al più presto. Dobbiamo trovare delle soluzioni per coniugare salute e ripartenza, altrimenti l’emergenza sanitaria diventerà una catastrofe economica paragonabile ad una guerra. Noi siamo pronti a definire protocolli di sicurezza aggiuntivi, specifici per le nostre attività: per questo Le chiediamo di incontrarci immediatamente, per discutere la riapertura anticipata e dare certezze alle imprese dimenticate da questo DPCM”.

Le imprese della Tuscia hanno più volte detto che erano pronte a riaprire fin dal 4 maggio – afferma Vincenzo Peparello, presidente della Confesercenti di Viterbo e componente della presidenza nazionale, condordando con quanto detto dalla presidente nazionale –   Tra l’altro alcune attività rimaste aperte durante il lungo lockdown, hanno dimostrato capacità, professionalità e responsabilità, facendo anche tanti sacrifici per garantire l’approviggionamento dei beni di prima necessità, garantendo la sicurezza. Tant’è che le misure messe in campo hanno dato i risultati ottenuti. Fra l’altro non si capisce per il rinvio della riapertura anche per il comparto commerciale. Per quanto riguarda la ristorazione a richiesta per poter affettuare l’asporto è un aspetto importante, ma non risolutivo per una categoria che ha avuto due mesi di inattività e viene vanificata se la ripresa completa dell’attività è rinviata al 18 maggio. In merito a imprese turistiche, balneari, pubblici esercizi il rinvio al 1 giugno è incomprensibile e inaccettabile anche perché rispetto alle precedenti possibilità di riapertura gli esercenti hanno fatto investimenti per adeguarsi ed affrontando costi difficilmente colmabili per il ritardo. La Confesercenti onclude Peparello – ha chiesto al presidente del Consiglio un incontro in tempi brevissimi per rivedere da  subito le date di riapertura, come tutti i settori chiedono. Peraltro con un ulteriore rinvio delle attività si rischia che tante aziende non riapriranno”.

Confesercenti Viterbo

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