Carla Cenci, Pianoscarano: condividere il quartiere è sentirsi parte di una comunità

di Donatella Agostini

«Pianoscarano ti sceglie, non sei tu a sceglierlo». Se San Pellegrino è il fondale nobile e prestigioso di Viterbo, il quartiere di Pianoscarano ne rappresenta gli ambienti più veraci e popolari, caldi e rassicuranti come le case delle nonne nella nostra infanzia. In questo Natale 2020, stralunato e tramortito dalle vicende drammatiche della pandemia, a Pianoscarano le luci si sono ostinatamente riaccese. La sagoma a fuso della fontana del Piano, ingentilita da decorazioni di rosse stelle di Natale, si è ingioiellata di un merletto di luminarie. Al suo fianco, originale e bellissimo, un albero di Natale illuminato dall’interno, composto da centinaia di “grannies”, mattonelle di lana colorata lavorate all’uncinetto. Gli abitanti hanno decorato ingressi e vicoli, e nell’antico lavatoio di via dei Vecchi ha trovato posto un presepe dall’ambientazione suggestiva. Un allestimento con cui la comunità pianoscaranese ha voluto riaffermare il valore irrinunciabile dello spirito natalizio, anche e soprattutto in un anno come questo. Le mattonelle occhieggiano allegre ovunque: su una panchina, su un muro, su un pilone di peperino, e sono il vero filo conduttore delle più recenti iniziative del quartiere. Ne parliamo con Carla Cenci, imprenditrice viterbese titolare della merceria storica di Pianoscarano. Carla è la referente del gruppo che da qualche anno realizza, con una manualità preziosa, coloratissimi allestimenti in lana e in cotone all’uncinetto, per decorare in modo originale i vicoli e le piazzette dell’antico quartiere.

«Tutto è iniziato tre anni fa», racconta Carla, «quando l’allora presidente dell’ente San Pellegrino in Fiore ci propose di realizzare un allestimento in tema per l’edizione 2017. Ci sembrò subito un’ottima idea: la nostra passione sarebbe servita ad abbellire e soprattutto a pubblicizzare il nostro quartiere. Ma non sapevamo proprio come iniziare, e del resto ci mancava il tempo materiale per creare i lavori. Ci venne allora in aiuto la Proloco di Vitorchiano, che aveva già realizzato gli allestimenti per Peperino in Fiore. Non finirò mai di ringraziarli! Ci fornirono materiale che avevano già proposto, e noi pensammo a decorare gli esterni. Nasceva la Via dei Fiori, il percorso che accoglieva e accompagnava i visitatori di San Pellegrino in Fiore che, entrando dalla porta, costeggiavano la fontana, scendevano al ponte di Paradosso e risalivano alla mostra vera e propria». I visitatori accolsero con sorpresa ed entusiasmo le originali creazioni, che mescolavano con creatività il colore dei fiori a quello della lana lavorata e di altri materiali. «Tutto pensavamo fuorché ottenere quel grande successo di pubblico», continua Carla. «Per le edizioni successive abbiamo avuto il tempo e la soddisfazione di realizzare tante cose, collaborando anche con l’associazione Yarn Bombing. Quest’anno purtroppo è saltato tutto». Ma dal forzato stop dovuto all’emergenza sanitaria è emersa comunque la voglia di fare qualcosa a Natale. «Avevamo a disposizione una grande quantità di lana per le “mattonelle”, che signore volenterose avrebbero realizzato… Amiche, amiche di amiche, di Pianoscarano e non… Una ne ha realizzate più di duecentocinquanta! Ma temevo che, in un dicembre di lockdown intermittente, il risultato del nostro lavoro non sarebbe stato notato. Invece…». Invece l’allestimento è stato molto apprezzato, forse perché più di ogni altro anno avevamo bisogno di calore e di conferme, forse perché la passione con cui è stato realizzato gli ha dato una marcia in più.

Quello che sembra un semplice allestimento a tema natalizio in realtà richiede la collaborazione e il lavoro di tanti. «Non solo la creazione vera e propria, ma anche gli adempimenti burocratici, i permessi, i rapporti con il Comune, l’illuminazione, la sicurezza: sono tante le cose da tenere a mente. E la progettazione, il saper abbinare i colori, l’inventare qualcosa di originale… C’è tanto lavoro dietro. Come quello di  Alessandra Signorelli, un vero vulcano di idee». Il gruppo di persone che a Pianoscarano si dedica a valorizzare il quartiere non ha un nome né un riconoscimento ufficiale. «Perché lavoriamo come fossimo una grande famiglia, con semplicità. Non abbiamo mai cercato un ritorno economico. Ci arrivano anzi molte donazioni di materiale. È una collaborazione da parte di tutti nell’intento di mostrare al meglio il posto a chi non lo conosce, e di renderlo molto più abitabile per chi ci vive». Il gruppo è quasi interamente al femminile, ma può contare sull’apporto indispensabile di uomini in grado di occuparsi della parte tecnica degli allestimenti. «Abbiamo dalla parte nostra un ragazzo meraviglioso che si chiama Paolo Mattioli, che ci ha sempre aiutato con le strutture metalliche e le illuminazioni. È la stessa persona che realizza il presepe nel lavatoio, utilizzando molto spesso materiale riciclato. Il principio del riciclo è alla base delle nostre realizzazioni: molta della lana è di avanzo, e in passato abbiamo riutilizzato tappi di plastica colorata, bottiglie, con ottimi risultati e dando una mano all’ambiente». Il gruppo è costantemente in contatto su Facebook per scambiarsi le comunicazioni di servizio, ma anche di interesse comune del quartiere: «Ci avvertiamo l’un l’altro se ci sono dei problemi o delle esigenze particolari». L’impressione è proprio quella di trovarsi di fronte a un gruppo familiare. «Il bello è questo, ci si aiuta», prosegue Carla Cenci. «Anche perché ci si conosce uno a uno. In occasione della pandemia, le persone più giovani hanno chiesto agli anziani se avessero avuto bisogno di andare a fare la spesa. Pianoscarano è come se fosse un paesino: ti senti un po’ protetto, un po’ padrone». Un sentimento che non è legato al semplice fatto di abitare nel quartiere. «Non è l’abitare, perché per esempio io non abito a Pianoscarano, ma quando vengo al lavoro, vengo a casa. Mi piace il contatto con le persone, il modo di lavorare di una volta. Dico sempre che Pianoscarano ti sceglie, non sei tu a sceglierlo. Quelli che vanno a fare la spesa al mercatino della frutta e della verdura il sabato mattina, a comprare la mozzarella da Cioffi, o la porchetta di Nazzareno, quelli che non parcheggiano davanti ai garage, che non buttano cicche o bottiglie vuote per terra… Se viene qualcuno ad abitarci, e non ha queste intenzioni, finisce per sentirsi fuori posto e dopo un po’ va via: non sono stati scelti». Il gruppo di Pianoscarano sta già progettando le future realizzazioni, pandemia permettendo. Perché l’antico quartiere possa, ancora una volta, mostrarsi al mondo nella sua veste migliore. «Io continuo a lavorare mettendo Pianoscarano al centro di tutto. Durante le feste, quando c’è da fare, il negozio lo chiudo. La cosa più importante è condividere il quartiere, sentirsi parte di una comunità».

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI