Call me God: tra retrò e postmoderno…. GUARDA LE FOTO

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“Uccidere gratuitamente è la più grande infrazione a tutti i principi morali. Per questo il malvagio è sempre avvolto da un’aura di fascino”, dichiarano gli autori. E questa pièce indaga proprio sui motivi di questo fascino, abbinando una raffinatissima analisi a uno stile popolare.” Der Spiegel.   

Grande successo per “Call me God ”, rappresentazione di drammaturgia andata in scena il 18 ottobre nei locali dell’ex Cinema Corso a Viterbo. Il testo si incentra sulla vicenda degli attentati dei cecchini avvenuti in Virginia nel 2002, causando la morte di più di dieci persone. Su una carta dei tarocchi ritrovata accanto a una delle vittime gli assassini lasciarono scritto “Call me God”.  La storia vera è stata adottata da drammaturghi di caratura internazionale come Cervo, i tedeschi Mayenburg e Ostermaier e l’argentino Spregelburd, per una spietata analisi del decennio 2001-2011 e della crisi culturale ed economica dell’Occidente. Allestimento postmoderno nei locali dell’ex cinema Corso, riaperto proprio in occasione del Festival di Quartieri dell’Arte.

Muri scrostati, archi in pietra, atmosfera retrò,che offrono per contrasto una perfetta cornice allo spettacolo, caratterizzato da cross-medialità, polifonia, veloci cambi di mood e ritmo, e che coinvolge, a tratti anche duramente, la riflessione dello spettatore.

Il risultato è una sorta di contemporanea tragedia greca in cui si sottolinea tra l’altro l’eccessiva spettacolarizzazione della cronaca. 

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foto di Donatella Agostini 

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