Animali: quando l’ignoranza alimenta l’incrudelimento

di Vera Risi

Oggi è successo l’ennesimo abbandono: una cucciola di gatto, di circa quattro mesi, è stata lasciata nei pressi di una colonia felina di Valentano, sita in località I Felceti, gestita da volontari. Un reato molto comune in tutta la provincia di Viterbo, dove molte persone addirittura neanche pensano si tratti di un reato. Ed è proprio da questa ignoranza di fondo che bisogna partire: molti ancora non sanno che l’abbandono di un gatto presso una colonia è reato così come ogni abbandono in qualsiasi altro luogo, ai sensi dell’articolo 727 del Codice penale dove si dice che “chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con un’ammenda  da 1000 a 10mila euro”. La gattina in questione ha dimostrato subito socievolezza verso i volontari della colonia, dimostrando di aver vissuto i suoi primi quattro mesi in una casa tra esseri umani.
Dove risiede il reato? Nell’abbandono, nell’esposizione di un cucciolo indifeso ad elevati rischi per la sua vita e la sua salute. E l’aver abbandonato il gatto nei pressi di una colonia non rende il reato meno grave, perché la colonia non è un gattile, è solo un territorio in cui un determinato gruppo di gatti ha scelto di vivere in libertà, e per tale motivo è tutelato dalla Legge 281/91 e da diverse Leggi Regionali.

E’ convinzione diffusa invece che laddove vivano dei gatti, aiutati spesso da volontari, possano essere introdotti altri gatti (tanto c’è chi porta loro del cibo). E con questo pensiero ci si lava la coscienza pensando di non aver commesso un abbandono. Niente di più sbagliato: l’introduzione di un nuovo gatto in una colonia può provocare aggressioni spesso anche violente, che possono nuocere gravemente al nuovo arrivato, soprattutto se giovane e inesperto. E allora è urgente e necessario ricordare cosa dice la legge e cosa suggerisce l’etica, partendo dalla distinzione tra colonia felina, gattile e oasi felina.

Cosa sia la colonia felina l’abbiamo già chiarito, è un’area dove alcuni gatti si sono radunati spontaneamente perché lì hanno trovato un rifugio e del cibo. Le colonie vengono censite dalla Asl, e ricadono sotto la responsabilità del Comune e del Sindaco, che deve occuparsi della sua gestione e protezione. E i gatti delle colonie vengono tutti sterilizzati dalla Asl, con l’aiuto dei volontari, in modo da evitare l’aumento del randagismo. E con questo chiariamo anche un altro malinteso: i volontari che si occupano delle colonie, sono persone che facendo del bene ai gatti fanno del bene alla comunità, perché impediscono il proliferare di randagi. Questo va ribadito perché ancora troppo spesso i volontari vengono criticati perché portano loro del cibo, come se questo ne favorisse la proliferazione. Al contrario i volontari impediscono l’aumento indiscriminato dei randagi e ne controllano l’eventuale contagio di malattie. Chi invece porta danno alla comunità sono proprio quelle persone irresponsabili che amano avere qualche gatto nella propria proprietà per tenere sotto controllo i topi, ma non li sterilizzano, abbandonando ciclicamente i nuovi nati, secondo una consuetudine troppo diffusa e consolidata in tutto il territorio del viterbese.

Il gattile è invece l’equivalente di un canile, ovvero un luogo, in genere all’interno di un edificio, gestito da personale preparato, e attrezzato con vari reparti dove ricoverare i cuccioli da svezzare, i gattini in attesa di adozione o quelli in degenza per malattie infettive o non. In un gattile è possibile eventualmente portare un gattino. Ma purtroppo nel nostro territorio non esistono ad oggi strutture simili. E sarebbe auspicabile che venissero realizzate.

Infine la legge disciplina anche le oasi feline, che sono ampi spazi di terreno dotati di energia elettrica, acqua corrente, cucce e locali dove ospitare i gatti che a causa di particolari problemi di salute, non possono essere reinseriti nelle colonie di provenienza.

Chiarita questa distinzione, bisogna prendere atto del fatto che la provincia di Viterbo è ancora molto indietro sul tema della tutela dei gatti, perché qui non esistono né gattili né oasi feline. Inoltre molti Comuni, con i rispettivi sindaci, fanno orecchie da mercante davanti al loro dovere di proteggere le colonie che si formano spontaneamente nel loro territorio, lasciando tutto l’onere sulle spalle di quei pochi volontari che si impegnano quotidianamente.

Ma va aggiunto che questo territorio è indietro in generale sul più vasto tema della tutela degli animali. Quanti comuni vieteranno i fuochi d’artificio, i petardi e i botti per il prossimo Capodanno? Ancora troppo pochi: i comuni di Orte, Viterbo, Vetralla, Vitorchiano, si sono già mostrati sensibili al tema negli anni passati, ed è prevedibile che continuino su questa strada. Ma tutti gli altri? Tacciono, con buona pace di uccelli ed altri animali selvatici e domestici.

E allora è necessario che il territorio faccia un salto di qualità, che ci si elevi verso un modo migliore di stare al mondo, più responsabile eticamente verso gli animali e più responsabile verso la stessa comunità in cui si vive. Bisogna avere il coraggio di prendere in carico il bene comune a partire da una visione ecologica della vita, che sappia mettere al centro non già l’essere umano ma la vita di tutti gli esseri viventi, abbandonando per sempre questo approccio egologico che punta solo alla realizzazione come specie umana a danno di tutte le altre specie.

Vera Risi

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