Angelo Sangiorgi e l’arte dell’intreccio

di Arnaldo Sassi

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In un mondo ormai abituato ad andare a velocità supersonica, trovare qualcuno che con calma, pazienza e tanta perizia compia delle piccole opere d’arte (o di artigianato d’èlite, se volete) non è cosa di tutti i giorni. Eppure, andando a scandagliare di qua e di là, è possibile trovare chi ti può riportare in un attimo indietro al mondo di una volta. Quello che del tempo aveva una concezione totalmente diversa.

Il personaggio in questione si chiama Angelo Sangiorgi, nativo di Ronciglione, ma vetrallese d‘adozione, 69 anni suonati, macchinista delle vecchie Ferrovie dello Stato in pensione. La sua attività? Quella di intrecciatore di vimini. O di fabbricatore di cesti e cestini, se può far piacere. Dalle cui mani però, escono delle vere e proprie opere d’arte.

“Ma il mio è solo un hobby – esordisce – una cosa che faccio per passare il tempo senza relegarmi sul divano davanti alla televisione o al pc. Ci dedico le mie mezze giornate, quando e se ne ho voglia, e mi ci diverto molto”.

Come è cominciata questa passione?
“Da giovane. Frequentavo un barbiere che aveva il negozio qui vicino. Non aveva molto clienti e così il lunedì girava per i boschi. Andava a funghi, ma raccoglieva anche piantine di olmo. Poi, quando aveva poco lavoro, le intrecciava. Io lo guardavo e in qualche modo ho imparato da lui”.

E poi la storia come è continuata?
“Mah, per un certo periodo di tempo sembrava finita lì. Poi però ho cominciato a frequentare un’associazione micologica di Viterbo. E lì c’era un anziano che aveva organizzato dei corsi di intreccio. La fiamma si è riaccesa: frequentai due corsi, poi decisi di documentarmi meglio. Sia attraverso internet che acquistando dei libri”.

E allora?
“Dalla frequentazione di quei corsi sono trascorsi due o tre anni prima che intraprendessi sul serio questo mio hobby. Anche perché nel frattempo ero andato in pensione e quindi ho cominciato ad avere più tempo disponibile”.

Insomma, quella dell’intreccio è diventata una vera e propria attività…
“No. Per me è rimasto sempre un hobby, cui piace dedicare parte del mio tempo. C’è il periodo della raccolta del materiale e poi quello della lavorazione. Per fare questo lavoro bisogna innanzi tutto conoscere la vita delle piante, essere amanti della natura. E poi c’è la pratica. Anche in questo settore non si finisce mai di imparare”.

E allora vediamo come funziona la cosa…
“Per fare un cesto di medie dimensioni ci vogliono circa sei-sette ore di lavoro. Adesso però è il periodo in cui si raccoglie il materiale: le canne, ad esempio, che sono piante infestanti e crescono un po’ dappertutto. Oppure i vimini scortecciati di salice. Le piante vanno scortecciate quando la linfa va in circolo e c’è tanta acqua tra la corteccia e il legno”.

Ma questa attività come si concretizza?
“Il mio scopo primario è quello di portare avanti le tradizioni contadine, tanto è vero che frequento poche manifestazioni: per lo più eventi o ricostruzioni storiche (ho partecipato anche al presepe vivente di Tarquinia), Tuscia in fiore e roba del genere. Poi ci sono gli eventi mirati: ad esempio a Montefiascone, il 24 agosto di ogni anno si svolge una piccola fiera dei cestai, in preparazione della raccolta dell’uva e delle olive, ma anche dei funghi. Viene tanta gente e almeno un cesto lo comprano tutti. Io quest’anno avevo preparato dei piccoli cesti per i bambini: sono finiti in un baleno”.

Quindi le soddisfazioni non mancano…
“Devo dire che il 2022 è stato un anno fortunato. Ho partecipato al raduno nazionale dei cestai che si è svolto a Montecchio, paesino ai confini tra Lazio e Umbria. C’erano artigiani provenienti da tutt’Italia. E’ stata una bella festa e pure lì ho venduto molto”.

Quindi quella del cestaio non è un’arte in via di estinzione…
“No, la fanno ancora in tanti. Ad esempio tra coloro che ho conosciuto a Montecchio molti li seguo tramite Facebook. Organizzano corsi e hanno numerose adesioni”.

E i giovani?
“Beh, quelli sono proprio pochi. Anche se rispetto a qualche anno fa c’è qualche presenza in più. Nel 2021 ho organizzato due corsi a Ronciglione e ho trovato qualcuno sotto i 40 anni…”.

Domanda finale: programmi per il futuro?
“Finché la salute mi assiste, cercherò di trovare persone interessate ad imparare questa vera e propria arte per lasciare in eredità questa mia esperienza, che è diventata una parte fondamentale della mia vita”.

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