Alla fine venne il Giudizio Universale, anzi all’improvviso

di Maria Teresa Muratore

Nell’aldilà si videro arrivare schiere e schiere e schiere infinite di persone, per lo più stralunate, la maggior parte così come si trovavano senza neanche essere passati dalla sepoltura, senza l’ultima benedizione, senza le preghiere di rito, ma così sconvolti perché non capivano dove si trovavano.

Quelli che erano già lì in attesa dicevano “e che è tutta sta folla? E mica vorranno passarci avanti!” Per quanto…l’idea del Giudizio che si avvicinava non è che li facesse stare molto tranquilli…quasi quasi…se andavano avanti gli altri e magari avevano più peccati poi può darsi che con loro sarebbero stati meno severi, che se invece andavano per primi i loro peccati anche se veniali sarebbero stati giudicati peccati  e basta  e quindi subito punibili, già si immaginavano i visi trasecolati, offesi, i sopraccigli che si innalzavano verso la fronte come a dire “ma senti che roba” “ma che si deve sentire”, se invece andavano avanti quelli con i peccati più gravi con loro sarebbero stati poi più indulgenti. Così pensavano senza decidersi a mettersi in fila per avere assegnato il loro posto nell’eternità. Veramente un’eternità ci sarebbe voluta per giudicare tutte quelle persone.

Ma quanti erano! Di tutte le razze, di tutte le età, di tutte le epoche, di tutti i sessi; quelli di un’epoca guardavano strani quelli di un’altra, perché non capivano come erano vestiti, tra quelli vestiti ce n’erano alcuni col vestito buono anche se di foggia più o meno antica o moderna, nero per lo più, e di questi qualcuno con le scarpe e qualcuno senza con i soli calzini se maschio o le sole calze se femmina, altri erano con la camicia da notte o col pigiama e i piedi scalzi naturalmente, qualcuno con un lenzuolo fatto su, alcuni nudi, alcuni miseri, alcuni mutilati, feriti, bruciati, e poi…poi arrivarono quelli che avevano un femore più lungo e uno più corto, un braccio più lungo e uno più corto, una testa grande e un corpo piccolo o viceversa e quelli che erano già lì li guardavano incuriositi e non capivano come potessero essere così disarmonici, e poi qualcuno glielo spiegò. “A un certo punto” raccontarono “c’è stata una grande pandemia sulla terra, si moriva a migliaia ogni giorno, all’improvviso servivano tante tombe che non erano previste, a noi che eravamo lì da tanti anni ci hanno sfrattato e messo all’ossario comune, ma così, alla rinfusa, tutti mischiati, e adesso all’improvviso è suonata la tromba del Giudizio Universale e nel parapiglia generale qualche arto non era vicino al tronco e questo alla testa…non c’è mai pace, non c’è mai pace”.

Quelli che erano lì da tanto tempo li guardarono pietosi. Poi videro un altro gruppo avvicinarsi, fatto di persone tristi, tristissime “e chi sono quelli?” “ah quelli sono gli inconsolabili” “e cioè?” “sempre in quella pandemia, per cercare di non diffondere il contagio, quando qualcuno si ammalava ed entrava in ospedale poi non permettevano ai suoi cari di andarlo a trovare e quando moriva era completamente solo, si, c’erano i medici, gli infermieri…ma neanche un familiare, un affetto caro, solo sconosciuti…in molti casi hanno pensato di essere stati abbandonati e sono morti affranti dalla tristezza, inconsolabili”.

“Scusa chiedeva un altro, ma non mi pare che il Giudizio ci dovesse essere adesso, mi pare che sia  arrivato molto in anticipo” “è vero, ci mancavano ancora secoli, forse millenni, ma sai com’è,  Dio gli aveva dato il libero arbitrio, non so se sé ne sia mai pentito, l’uomo si evolveva sempre di più del resto l’intelligenza ce l’aveva, andava nello spazio, trovava cure incredibili per le malattie, protesi robotiche per agevolare la quotidianità delle persone con handicap, migliorava  e allungava incredibilmente la vita, con la scoperta del DNA riusciva a manipolare la genetica e correggere difetti di fabbrica, sempre più su, sempre più su, quasi quasi si avvicinava a Dio, ecco questo è stato il suo difetto enorme, non la sete di conoscenza ma la sete di potere, inarrestabile, incontinente, assoluta, certo non di tutti, solo di alcuni, ma molti, troppi. Persone che non si accontentavano mai, che volevano sempre di più, volevano tutto, a discapito di che aveva già poco, per ridurlo a niente, e così mentre da una parte curavano le malattie, dall’altra ne creavano altre: miseria, disabilità psicologiche e psichiatriche, carestie, sfruttamento- di persone, animali, risorse naturali, ambiente- dipendenze. Accanto a persone intelligentissime, geniali, veniva su una massa di stupidi che si lasciavano abbindolare e condurre per false strade. E poi, soprattutto, questa disgrazia dell’amore per la guerra, questa follia di pensare che con la violenza si possa ottenere tutto, si possano risolvere le cose. Questa è stata la vera falla della Creazione, quello che veramente ci rende diversi e lontani da Dio, è la violenza, è l’amore per la distruzione che in una sorta di ossessione ci guida verso il nulla cosmico, e infatti, a un certo punto questa pulsione è stata per alcuni insostenibile, e gli hanno dato libero sfogo, ecco, eccoli che arrivano gli ultimi sfigati, tutti quelli che impotenti ci sono andati di mezzo, e gli idioti, che nella loro frenesia, hanno spinto un bottoncino.”

Guerra: aerei, carrarmati e lacrime nei disegni dei bambini che ringraziano il Veneto - CorrieredelVeneto.it

 

Foto cover:  la “Creazione di Adamo”, il notissimo affresco posto nella parte centrale e più alta della volta della Cappella Sistina. La concentrazione di Michelangelo per quest’opera si fonda proprio sul gesto delle due mani nell’atto di sfiorarsi, senza mai toccarsi.

 

L’Autrice

Maria Teresa Muratore è nata a Viterbo da Publio Muratore apprezzato artista viterbese. Biologa ha lavorato presso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale Belcolle ricoprendo l’incarico di Alta Specializzazione in Diagnostica delle Proteine. La sua passione per la scrittura è innata in lei sin da bambina coltivata in modo parallelo all’impegno scientifico. E’ del 2013 la sua prima pubblicazione Scartini d’amore, una antologia poetica, a seguire nel 2015 la raccolta brevi Astrazioni dal quotidiano. Del 2017 una seconda silloge poetica in terza persona, seguita nel 2020 da Pensieri vaganti. Ultima opera  anno 2021 Un lungo racconto Delle cose ritrovate e perse.

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "UN LUNGO RACCONTO Delle cose ritrovate e perse Maria Teresa Muratore"

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