A quasi sette secoli di distanza la fontana di Pianoscarano e un anonimo cane tornano al centro della cronaca

di Luciano Costantini

Quando si dice che la storia si ripete…. A quasi sette secoli di distanza la fontana di Pianoscarano e un anonimo cane tornano al centro della cronaca, che nel lontano 1367 assunse connotati perfino tragici. In quella circostanza papa Urbano V, in viaggio da Avignone a Roma, decise di far sosta per qualche giorno a Viterbo. Si racconta che i viterbesi lo accolsero con grande entusiasmo che però in pochissimo tempo si trasformò prima in delusione e poi in rabbia. Tutta colpa di alcuni servitori francesi, al seguito del cardinale Carcassone, che ebbero la geniale idea – si fa per dire – di lavare un cane nella vasca della fontana dove su riversava acqua potabile. In sostanza, una delle rarissime fonti di approvvigionamento idrico dei rione e anche della città. Si racconta ancora che una popolana ebbe l’ardire di protestare per il sopruso dei francesi. Ne nacque una discussione. Dalle parole si passò rapidamente ai fatti. La donna rimase vittima degli scontri, insieme ad alcuni inservienti del cardinale Carcassone. La dimostrazione cruenta fu sedata nel giro di poche ore. E in modo tragico: 10 viterbesi furono immediatamente impiccati presso la chiesa di San Sisto, altri 50 avrebbero subito la stessa sorte se non fosse intervenuto il cardinale Marco da Viterbo a mitigare la reazione del pontefice che comunque pretese ed ottenne la demolizione di tutte le torri di Pianoscarano e la distruzione della fontana. Che fu poi ricostruita e continua ancora oggi a far sgorgare acqua limpida (e per la festa rionale anche vino in abbondanza). Però il basamento sul quale la fontana si eleva è una delle mete preferite di qualche cane, o magari più cani, per soddisfare fisiologici bisogni, se è vero che qualcuno ha fatto applicare alle fioriere che circondano la fontana/monumento alcuni espliciti cartelli che ritraggono un tenero cucciolo con sopra la scritta “Fallo pisciare a casa tua”. Certo suona più come minaccia che come un generico invito ad un “padroncino” almeno poco attento alle esigenze fisiologiche del proprio amico a quattro zampe. Comunque un cartello – anzi più cartelli – che testimoniano uno scorretto comportamento civico da una parte e dall’altra offre al semplice cittadino e al turista un biglietto da visita non esattamente allettante. Da assolvere certo il ruolo del cane: ai tempi di papa Urbano V e anche oggi. I bisogni sono bisogni: spesso incontenibili. Il rispetto tra le persone, anche nei confronti della città, dovrebbe essere una priorità: sempre da coltivare.

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