Anno accademico 2024/2025 Unitus. Un’apertura davvero speciale. E’ speciale il sito della cerimonia, il teatro dell’Unione; è speciale l’intervento di inaugurazione del Rettore Stefano Ubertini che il prossimo ottobre lascerà dopo sei anni il prestigioso incarico; è speciale perché per l’occasione viene conferita a don Antonio Mazzi la laurea honoris causa in informazione digitale.
Teatro affollato nei palchi e nella platea dove siedono autorità istituzionali, politiche, religiose e militari insieme ai docenti di numerosi atenei italiani e stranieri. Sul palco gli insegnanti Unitus, i rappresentanti degli studenti e del personale tecnico e amministrativo.
Insomma, una cerimonia significativa e sobria allo stesso tempo. Le relazioni, prima del Rettore e poi di don Mazzi, non sono rituali, canoniche, magari autoreferenziali come qualcuno magari si aspetta, ma diventano per Ubertini un bilancio senza fronzoli di fine mandato e per il 95enne prete ed educatore una lectio magistralis indirizzata, urbi et orbi, a una società in balia di una “comunicazione avvilita e prostituita”. Due messaggi che arrivano puntuali, diretti, circostanziati, perfino simili nella tempistica (20 minuti ciascuno) che meritano citazioni seppure logicamente sintetiche. Ricorda il Rettore Ubertini: “L’università è un patrimonio che appartiene a tutti e non solo un luogo di formazione e innovazione, è un punto di riferimento per il territorio e per la comunità… non siamo un’azienda, non dobbiamo fare profitti, noi siamo motore di sviluppo accessibile a tutti indipendentemente dal reddito e dallo stato sociale…il 75% dei nostri laureati è la prima generazione di laureati delle loro famiglie, cioè stiamo cambiando la vita delle persone…quasi la metà dei nostri studenti non paga contributi universitari.…lo scorso anno abbiamo avuto 15.000 domande di iscrizione da oltre 60 paesi diversi…questo significa che il nostro modello di università è accogliente, inclusivo e accessibile a chiunque voglia investire sul proprio futuro….il 90% dei nostri ragazzi si dichiara soddisfatto del percorso universitario…in pochi anni siamo diventati uno degli atenei più internazionali del Paese…la nostra capacità di attrarre fondi per la ricerca è aumentata del 115% nell’ultimo quinquennio, siamo soltanto dietro ai politecnici di Milano e Torino… ora quale modello di università vogliamo per il futuro? Accentrare le risorse in pochi centri eccellenza? E’ snobismo pseudo intellettuale. Vogliamo una università per pochi o una università per tutti? Vogliamo colmare questo gap con le competenze o con dei pezzi di carta?”. Don Mazzi all’Unione non è presente, interviene in streaming da Milano. Toga e feluca rigorosamente nerazzurre.
Omaggio all’università viterbese che gli assegna una laurea honoris causa o anche una testimonianza del suo incrollabile tifo per l’Inter? Certo l’intervento è tutt’altro che formale, va giù duro don Mazzi: “Sono un uomo di comunicazione e in questo periodo soffro molto. Quello che oggi comunichiamo alla gente è qualcosa di vergognoso. Vorrei ridare senso alla comunicazione che è la più bistrattata, l’abbiamo tanto inquinata da uccidere lei e suicidare noi….la parola è diventata tutto tranne strumento di cambiamento e di educazione…c’entrano ancora le parole speranza e solidarietà con la comunicazione digitale? O c’è stato un altro tipo di diluvio? Abbiamo perso le parole buone, vere. Chi avrebbe dovuto promuoverle le ha sepolte….dovremmo disinquinare l’atmosfera per far emergere la parola inquinata, soprattutto da mezzi che quotidianamente la inquinano….un poeta greco ha detto che le parole sono come vecchie prostitute che tutti usano, spesso male, mentre dovremmo restituire loro la verginità, urge smontarle e ripensarle finalmente libere dai significati sbagliati…dobbiamo interpretare i silenzi che uniscono una parola a un’altra…il silenzio dà significato alla parola vicina. Urge ridare parola al silenzio”.