Lo scenario è da secoli il borgo di Latera, uno dei più piccoli della Tuscia viterbese (appena 700 abitanti) ai confini nord del Lazio, dove le colline dei Volsini scendono ai prati della Toscana. Un grumo di antiche pietre addossate alla Collegiata di San Clemente che la Settimana Santa di Pasqua riserva uno spettacolo esclusivo da non perdere.
Il Giovedì Santo dopo la messa in Coena Domini, il paese stacca la spina per la veglia notturna all’altare delle Reposizione adornato con il grano verde del sepolcro fatto germogliare nel buio delle cantine. Di primo mattino del giorno successivo, Venerdì Santo, intorno alle 3, in pena notte, s’avvia dal sagrato della chiesa la processione della Desolata con canti lamentosi di sole donne intercalati da Kyrie eleison che rievocano il dramma della Madonna alla ricerca del figlio arrestato dalle autorità romane.
La sera del Venerdì Santo, intorno alle ore 21, prende forma sui tempi di una regia secolare il corteo della processione del Cristo morto, cadenzato dai canti del coro delle Confraternite. L’antifona del Christus factus est viene eseguita davanti alla bara del Cristo morto prima della partenza. Il Miserere mei domine si canta “in itinere” lungo il tragitto. Lo Stabat mater dolorosa risuona al rientro in chiesa.
Nella processione, sfilano, ordinati e ammutoliti, tra vie e piazzette, i protagonisti del dramma universale: il popolo ebraico, Gesù sotto la croce, le pie donne, il centurione, i soldati romani, i sacerdoti, i ladroni. Sui loro volti s’addensa la luce tremolante e spettrale di mille lumi formati da fiaschetti di vetro rovesciati e colorati cui è stato tagliato il fondo per far posto alla candela. Sono portati a mano dai fedeli o sorretti da lunghi steli con più ramificazioni. Infine la crocifissione nella parte più alta del centro storico, sul poggio detto di Montebello (un tempo via delle Croci), una sorta di Calvario avvolto da una nube di rosso fuoco.
I canti del coro delle Confraternite, composto da circa 25 elementi delle tre fratellanze del posto (Santissimo Sacramento, Madonna e Misericordia), non si affidano a testi scritti o a pentagrammi musicali, ma vengono tramandati a voce da padre in figlio. Grazie al Touring Club Italiano alcuni di questi canti vennero registrati nel 2011 dall’allora Discoteca di Stato e fissati in documenti ufficiali, tra cui un CD, per essere consegnati alla storia. In quella occasione fu preziosa la collaborazione delle Confraternite della Madonna e del SS Sacramento guidate da don Emanuele Germani.
I brani, composti da un’unica linea melodica più volte ripetuta, sono ripresi dal testo latino originale della liturgia della Chiesa: il Christus dal graduale romano, il Miserere dal Salmo 50 e lo Stabat Mater dalla sequenza di Jacopone da Todi.
Il Christus – a differenza del Miserere e dello Stabat mater, diffusi un po’ in tutta l’area italiana centro-meridionale, si è mantenuto a Latera nella sua integrità. Vale la pena di rileggerlo:
Christus factus est pro nobis
obediens usque at mortem
mortem auten crucis
propter quod et Deus exaltavit illum
et dedit illi nomen quod est super omne nomen.
Oggi molte liturgie si avviano a mesti declini o facili banalizzazioni. Pensiamo alle tante processioni del santo patrono tra le vie del paese con clero, reliquie, autorità, banda musicale e fedeli distratti. Quelle del “Venerdì Santo”, al contrario, restano salde come macigni e riescono ancora ad emozionare per la forte partecipazione al dramma del dolore e della morte, sia da parte degli attori che del pubblico. Quella sera non c’è spazio per pensieri che non siano in sintonia con il mistero della vita e del soprannaturale.
Nella foto, la scena della crocifissione
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.