Tuscia in pillole. I segreti di Marta

di Vincenzo Ceniti*

Il panorama di Marta davanti all’isola Martana

LA CANNARA
Trappola per le anguille quando non esistevano le reti e si doveva far virtù di sistemi arcaici con mano, bastoni e sassi. La “cannara”, nei pressi di Marta lungo il fiume omonimo, emissario del lago di Bolsena, che raggiunge il Tirreno a Tarquinia, sfruttava il dislivello delle acque del fiume.
Le anguille (ma non solo) che scendevano al mare erano costrette ad un salto che finiva su un letto di canne  da dove poi venivano prelevate con facilità. La “cannara” era dotata di una rudimentale costruzione a cavallo sul fiume dove di notte vegliavano i pescatori pronti a recuperare le anguille imbrigliate nel graticcio di canne. Oggi è una residenza di charme, con un giardino tra i più esclusivi della Tuscia.

 

LA MADONNA
“Abbiamo visto la Madonna”. Tre bambine Ivana, Brunilde e Maria Antonietta (8-9 anni) sconvolsero il 19 maggio 1948 il paese di Marta gridando al miracolo. L’avevano vista, col Bambino in braccio, in una grotta lungo la provinciale per Capodimonte dove erano andate a  mettere al fresco un canestro di fiori campestri raccolti per una processione. Si formò subito una ressa di curiosi, anche dai centri vicini, che misero in difficoltà le autorità di pubblica sicurezza costretti addirittura a contingentare l’afflusso nella grotta per evitare incidenti. Si contarono per alcuni giorni migliaia di passanti e fedeli. Le apparizioni ebbero a ripetersi con veggenti  di tutte le età, alcuni dei quali andavano in estasi di fronte alla Vergine.
A uno dei veggenti la Madonna avrebbe detto che quanto prima si sarebbero verificati due miracoli. Sembra che un prodigio riguardasse una bambina che venne sanata  da un male incurabile al braccio. Il secondo miracolo sarebbero stati i mille colori improvvisamente assunti dal sole.
La grotta è sempre aperta e si può liberamente visitare.

 

IL BAGNO  DI  AMALASUNTA
Una delle due isole del lago, la Martana, dirimpetto al paese di Marta, è legata alla regina degli  Ostrogoti  Amalasunta, figlia di Teodorico, che sarebbe stata relegata qui e strangolata dai sicari di Teodato (VI sec.). La tradizione vuole che frequentasse  un caletta appartata  per fare il bagno, il cosiddetto “Bagno di Amalasunta”, che raggiungeva attraverso  un cunicolo dal sovrastante castello. L’isola (circa 10 ettari) si raggiunge col motoscafo in una decina di minuti. E’ privata e dispone di una casetta padronale di vago sapore liberty. Tra la vegetazione (lecci,olivi selvatici, agavi giganti) si distinguono i ruderi di antiche costruzioni appartenute al convento di Santo Stefano e al castello medievale.

 

SALSA MARTANA, SBROSCIA E ANGUILLE
Fare un tritato con il rosmarino, uno spicchio d’aglio, un ciuffetto di  prezzemolo, un pizzico di peperoncino piccante, 5-6 pinoli, un cucchiaio di olive verdi in salamoia snocciolate, 5-6 acciughe dissalate e un cucchiaio di capperi. Mettere il tutto a soffriggere in un tegamino con abbondante olio di oliva e, dopo qualche minuto, aggiungere un bicchiere di aceto, misto ad un poco di vino rosso e qualche cucchiaio di salsa concentrata di pomodoro con un cucchiaio di zucchero e lasciate insaporire per qualche minuto. La salsa Martana è ideale sul pesce bollito, preferibilmente il coregone del lago di Bolsena.
Anche la “sbroscia” merita una interessata considerazione. E’ una zuppa. Si fanno bollire in una pila di coccio ricolma d’acqua alcune verdure: patate, pomodori, cipolla, mentuccia, sedanino di fiume, peperoncino. Dopo una decina di minuti si aggiungono pezzi di pesce di lago di piccola taglia (luccio, tinca, anguilla, scardola,  persico, coregone). A cottura ultimata, si versa il tutto su un letto di pane abbrustolito, meglio se strofinato con aglio, e si irrora con olio extravergine di oliva. Mettiamoci accanto un bianco Est! Est!! Est!!! o il rosso “cannaiola”, da un vitigno tipico del posto.
Valutiamo pure un assaggio di anguille, magari come quelle annegate nella vernaccia che costarono il Purgatorio dantesco al pontefice Martino IV  … ebbe la Santa Chiesa in su le braccia:/ dal Torso fu e purga per digiuno/ l’anguille di Bolsena e la vernaccia. Va ricordato che le “anguille in umido” vinsero il primo premio, come secondo piatto, a un concorso gastronomico di tanti anni fa dal titolo “Il lansagnolo d’oro”.

 

IL BORGO  DEI  PESCATORI
Attraverso un dedalo di viuzze e piazzette, su cui si affacciano la parrocchiale di Santa Maria, i resti della rocca medioevale,  il palazzo farnesiano e modeste abitazioni a volte aperte da singolari portali a bugnato, si accede a via Amalasunta che conduce al cosiddetto “borgo dei pescatori”, a ridosso del piccolo promontorio che lo divide da Capodimonte, con barche a scafo piatto tirate a riva e grovigli di reti pazientemente curate da mani abili e sapienti. La pesca è stata per secoli il sostentamento principale degli abitanti di Marta, addirittura dal Neolitico, come lo farebbero intendere i ritrovamenti litici nelle aree circostanti di antichi villaggi palafitticoli  E’ in questo angolo appartato  che si ascoltano storie, leggende e misteri del lago, tra battute e ricordi cadenzati da dialetto e saggezza popolare.

 

BARABBATA
E’ la festa della Madonna del Monte (14 maggio) che celebra la fertilità della terra. Gli uomini divisi in categorie (le antiche corporazioni) si recano in processione al piccolo Santuario situato a poco meno di un chilometro dalle rive del lago. Sono i “casenghi”, a cavallo, i “bifolchi”, i “villani” e  i “pescatori” che portano carri animali, zappe vanghe, barche, lenze, e coloriti trofei chiamati “fontane”. Il corteo procede tra preghiere e inni mariani lungo un tappeto di fiori di campo. Giunti al Santuario, i fedeli assistono alla Messa; poi si dà luogo alle tradizionali “passate”: tre giri della chiesa entrando dalla porta principale e uscendo da una secondaria che ogni “categoria” compie in omaggio alla Madonna. Poi colazione all’aperto con salumi, caciotte, ciambelline all’anice e vini locali.

 

LA MALTA
Secondo alcune tradizioni popolari, la malta dantesca, la terribile prigione per gli ecclesiastici, citata da Dante nel IX Canto del Paradiso, si sarebbe trovata sull’isola Martana, nei sotterranei melmosi di una torre che era ancora visibile nel Settecento.  Vi sarebbe stato recluso l’abate di Montecassino Angelerio con l’accusa di non aver fatto abbastanza per sorvegliare Celestino V affidatole da Bonifacio VIII. Secondo altri, la prigione era sotto la torre medioevale che emerge dai tetti del borgo di Marta.(Piangerà Feltro ancora la difalta/de l ‘empio suo pastor, che sarà sconcia/sì, che per simil non s’entrò in malta).

 

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La Cannara

  

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La grotta della Madonna

 

Nella foto cover: il panorama di Marta davanti all’isola Martana

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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