Studio sul Lavoro. Domina Milano. Viterbo al 63° posto

Gli stipendi più ricchi sono a Milano.
Nel mezzo, tutte le altre province, con una tendenza che non stupisce: vincono le regioni del Centro-Nord, le più attardate sono quelle del Mezzogiorno.
Se si raggruppano i risultati per regioni, infatti, la Lombardia si issa al primo posto con retribuzioni lorde medie di oltre 31mila euro, e sul podio si accompagna con Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Quarto il Lazio, con poco meno di 30 mila euro, anche se Roma è fuori dalla top ten delle province meglio retribuite con un risultato di 30.126 euro. Viterbo si attesta al 63° posto. Roma è all’undicesimo posto, con una Ral pari a 30.126 euro, un valore molto alto rispetto alle altre province della regione che occupano la seconda metà della classifica (Latina al 52° posto, con 27.258 euro, seguita nell’ordine da Viterbo al 63° posto, Frosinone al 73°e Rieti al 79°) e che risolleva il dato medio regionale.
La dinamica secondo cui il capoluogo di regione è anche la provincia meglio pagata sembra confermata anche per le altre regione, ad eccezione di 5: Trentino-Alto Adige, dove Bolzano occupa la seconda posizione della classifica nazionale, mentre Trento solo la 12°; Veneto, in cui le province con una Ral maggiore di Venezia sono, nell’rodine, Verona, Vicenza e Treviso; Emilia-Romagna, dove Parma, Reggio Emilia e Ravenna antecedono Bologna; Marche, con Ancona 24° nella classifica nazionale e Pesaro Urbino 17°; Umbria, dove Terni stacca di 14 posizioni Perugia, ferma all’82° posto.

Per Mario Vavassori, presidente JobPricing «l’Italia dei campanilì emerge anche da questi dati«.
Vavassori sottolinea »la correlazione tra il reddito da lavoro dipendente e il costo della vita e i nuovi scenari nel campo delle relazioni industriali«. »Il caro vita del Nord Italia, maggiore di quello del Centro Sud, rispecchia in parte questa differenza delle retribuzioni, soprattutto nel caso di lavoratori dipendenti del privato. Inoltre si fa sempre più strada una concezione del lavoro «individuale» che probabilmente i sistemi di tutela rappresentati dai contratti nazionali e gestiti dai rappresentati istituzionali (sindacati e associazioni imprenditoriali) non sono in grado di comprendere e di valorizzare«.

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