San Simone e Giuda, dopo 25 anni Ater Viterbo avvia il restyling dell’ex convento-ospizio

di Luciano Costantii

San Simone e Giuda

Un buco di 25 anni colmato in 486 giorni. Miracolo a Viterbo, pure se il capoluogo della Tuscia non è Milano e tanto meno è avvezzo ai miracoli? Chissà. Finalmente però dopo un quarto di secolo è partito il progetto di riqualificazione dell’ex convento/ospizio di San Simone e Giuda, sorto all’inizio del Trecento sulle rovine del palazzo dell’imperatore Federico II°, fatto demolire dal cardinale Raniero Capocci. Ed è già un mezzo miracolo. Lavori effettivi per un importo di dieci milioni e mezzo, ai quali ne vanno aggiunti quasi altri quattro e mezzo, tra Iva, sicurezza, spese varie, costi accessori. In totale circa 14,900 milioni (14,500 stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, 400mila euro dalla Regione) per il salvataggio e ristrutturazione dell’intero complesso: 5.700 metri quadri di superficie totale, di cui 2.500 coperti e oltre 3.200 esterni. Apertura del cantiere 23 ottobre 2024, fine lavori 21 febbraio 2026 (data presunta), cioè 486 giorni.

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Operazione affidata all’Ater di Viterbo e gestita dalla stessa Ater. Il presidente, Diego Bacchiocchi, assicura: “Come stabilito nel progetto redatto nel 2022, l’ex ospizio diventerà in parte una casa di accoglienza per donne vittime di violenza e di disagi sociali e in parte un ostello per giovani universitari tra i più meritevoli. Aggiungo che la struttura sarà ulteriormente valorizzata, in quanto è prevista l’apertura, tramite l’abbattimento di un muro, di un percorso pedonale tra via Raniero Capocci e Largo Vittoria Colonna. Sarà così creato un utile passaggio tra la Cassia e l’interno delle mura verso piazza Dante e via Mazzini”. “Certo – sottolinea – se vogliamo terminare l’operazione entro i primi mesi del prossimo anno, dobbiamo correre”. I primissimi interventi sono già scattati con l’eliminazione delle erbacce che imprigionavano il magnifico chiostro e infestavano i corridoi. Poi inizierà la fase riguardante la ripulitura e restauro dei pavimenti e dei dipinti interni che potrebbero rendere necessaria anche la rimozione di intonaci posticci che hanno ricoperto le pareti nel corso della secolare esistenza dell’immobile”.

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Sarà anche importante verificare che i locali e soprattutto gli ambienti sottostanti i pavimenti non siano stati già “visitati”, come è assai verosimile, da estranei non esattamente interessati al patrimonio storico e artistico. “C’è un iter chiaro – spiega il presidente Ater – ma se nel corso dei lavori emergeranno altre situazioni, ci dovremo sedere a un tavolo con i tecnici per ottenere magari contributi aggiuntivi o procedere a uno stralcio degli intrerventi, sempre d’accordo con la Soprintendenza”.  Con la quale in passato non sono stati rose e fiori. “Ma non è più così. Tanto è vero che la ditta chiamata ad operare fa soltanto questo tipo di lavori”. Perché si è scelta l’Ater per questa operazione? “L’ex ospizio fino al 2017 è stato di proprietà della Asl, poi è passato alla Regione e quest’ultima ci ha conferito l’incarico di soggetto attuatore. Confermo la destinazione finale, d’accordo con l’Università e la Asl, poi definiremo chi gestirà la struttura. Noi come Ater siamo pronti a farlo”.

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