Ruggieri rettore uscente: tanti progetti realizzati, il ritorno a fare il professore, tre libri in lavorazione

di Luciano Costantini

Alessandro Ruggieri per sei anni rettore dell’Università della Tuscia. Il 4 novembre passerà il testimone a Stefano Ubertini. E’ tempo, come è naturale che sia, di bilanci. Ma l’ancora Magnifico permetterà che la chiacchierata, una volta tanto, parta dal domani che sarà piuttosto che da ciò che è stato.
E allora cosa farà dal 5 novembre Alessandro Ruggieri?
“E’ una domanda che mi rivolgono in molti e rispondo dicendo che tornerò a fare il professore come ho sempre fatto. Credo che saranno contenti i miei studenti, perché così non arriverò più in ritardo alle lezioni. Al più, e se sarà possibile, le sposterò al mattino. Comunque non avrò tempo di annoiarmi: ho tre libri in lavorazione di cui ho potuto scrivere solo due o tre pagine negli ultimi mesi”.

Deciso, farà lo scrittore…
“No, il professore”.

Libri va bene, ma su quali argomenti?
“Uno sull’economia circolare, uno personale e il terzo sull’università”.
Noi, senza offesa, permettiamo di non crederci. Magari ha già avuto qualche proposta di altro tipo…
“Allora rispondo così. Chi ha fatto il rettore ha raggiunto evidentemente il massimo che si possa raggiungere. Io mi rendo conto di aver raggiunto buoni risultati e di non poter fare qualcosa che abbia una valenza inferiore. Non è presunzione. Ricordo che in questo Paese i professori universitari sono 60.000 e i rettori 66. Così mi sembra di aver risposto”.

Al termine di sei anni di mandato, quali sono i risultati che ricorda con maggiore soddisfazione e anche con maggiore orgoglio?
“Io li dividerei in due categorie: quantitativi e qualitativi. I primi, l’aumento degli studenti insieme alla crescita della soddisfazione degli stessi per i docenti e i corsi di studio. Siamo tredicesimi in Italia su trentasette università pubbliche accreditate. Nella ricerca abbiamo tre dipartimenti di eccellenza, siamo ai primi posti nella valutazione della qualità della ricerca nazionale, abbiamo aumentato il numero dei progetti vinti. Abbiamo stipulato 250 convenzioni con enti territoriali, abbiamo un bilancio in ordine, abbiamo assunto 260 persone tra nuovi ingressi e progressioni di carriera. Il che significa che, sotto il mio mandato, quasi la metà degli attuali dipendenti o è entrata o è stata promossa. Aggiungo che c’è un orientamento alla premialità molto chiaro. E poi ci sono i risultati qualitativi che non sono tangibili ma ugualmente importanti, a partire dalla accresciuta reputazione nazionale e internazionale dell’ateneo. Soprattutto come volano regionale di sviluppo e nel gradimento delle famiglie. Siamo molto cresciuti anche sul territorio. Sei anni fa l’assessore regionale all’Agricoltura neppure ci chiamava e le politiche regionali erano completamente svincolate dall’università. Oggi l’assessore non solo sigla una convenzione con noi, ma parla della nostra università insieme al nostro territorio”.

Ha un rammarico per qualcosa che non è riuscito a realizzare?

Un sogno che non si è avverato?
“Francamente nessun rammarico anche perché c’è un crescente problema di risorse. Però vedo che tante iniziative, avviate cinque o sei anni or sono, stanno arrivando a compimento. Se poi parliamo di criticità, be’ dovremmo essere più veloci nella realizzazione dei progetti, ma non sempre è possibile per questioni, organizzative e normative. Purtroppo la burocrazia non aiuta”.

L’integrazione dell’università con il territorio, e viceversa, è elemento cardine per la crescita. Dopo sei anni di mandato che conclusione può trarre?
“Che la simbiosi tra Tuscia e Unitus è migliorata molto anche se talvolta si racconta il contrario. Ed è andata di pari passo con il progresso nei rapporti tra l’università e le istituzioni locali, a tutti i livelli. Abbiamo raggiunto risultati impensabili e comunque dobbiamo continuare a crescere anche se evidentemente ci sarà in ogni tempo chi non sarà contento. Basterebbe vedere le lezioni del rettore: c’è sempre una piccola parte di persone che si schiera contro. E’ fisiologico in democrazia, però alla fine si deve andare avanti ed in questo deve giocare un ruolo importante anche una corretta e puntuale informazione”.

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