RACCONTI BREVI/Un po’ di grappa

Donna dietro la porta

Suona il campanello. Nessuno risponde. Suona ancora. Niente. Suona ancora, stavolta tenendolo premuto a lungo. Lo vuole prendere in giro, vuole fare finta di non essere in casa. Suona ancora, schiacciando il campanello più volte velocemente. Ma non lo frega, non lo frega perché l’ha vista entrare nel portone. Sa che lei lo ha visto arrivare con la macchina.  Fa un rutto che sa di grappa. Comincia a bussare con il pugno destro sul legno marrone della porta. Dice: <<Lo so che sei in casa!>>. Suona. Si volta, fa tre passi indietro, si strofina la faccia. Sente il nervoso attraversargli i peli delle braccia. Non le ha mai messo le mani addosso ma questa è la volta buona. Torna alla porta e bussa con entrambi i pugni. Dice: <<APRI QUESTA PORTA! È INUTILE CHE FAI FINTA DI NIENTE>>.

Una voce di donna risponde: <<È mattina e già sei ubriaco, vattene>>. Ubriaco, ma quale ubriaco, ha bevuto solo un po’ di grappa. Solo un po’. 

<<NON ME NE VADO DA NESSUNA PARTE! ME L’HANNO DETTO CHE STAI FACENDO LA STRONZA CON QUELL’OMUNCOLO, TI HO VISTA IN MACCHINA CON LUI.>>

<<Non ti riguarda più quello che faccio!>>

<<MI RIGUARDA ECCOME! TU SEI LA MIA DONNA!>>

<<Io non sono la donna di nessuno, tanto meno di un mezzo uomo come te.>>

Prende a pugni la porta, si stacca, sbuffa. Perde per un attimo l’equilibrio. Ubriaco, forse un po’. Prima mentre guidava ha sentito due botti giganti. È il cervello che inizia incasinarsi. Sono i neuroni che scoppiettano. È tutta colpa di quella stronza lì dentro, che l’ha lasciato per quella faccia da triglia con la cravatta. Sì gratta la barba e si rilancia sulla porta. 

<<Dài apri questa porta. Parliamone.>>

Nessuna risposta.

<<Per favore.>>

<<Vattene.>>

<< Apri la porta.>>

<<È la quinta volta che vieni qui ubriaco e non ti apro. Per quale motivo dovrei farlo adesso?>>

<<Perché voglio parlarti. Devo parlarti. Faccia a faccia. Come posso farlo da dietro una porta. Come i carcerati, almeno loro hanno un vetro trasparente; si possono guardare.>>

<<Ma le senti le cose che dici?>>

<<Ti dico che non sono ubriaco.>>

<<E io ti dico che sto per chiamare i carabinieri.>>

<<No, tu non chiamerai nessuno.>>

<<Lo farò se non te ne vai adesso.>>

<<APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!>>. Vede gli schizzi di saliva impattare sull’occhiello della porta. 

<<DI’ A QUEL PESCE LESSO CHE SE LO PRENDO LO AMMAZZO! HAI CAPITO? HAI SENTITO QUELLO CHE HO DETTO? LO AMMAZZO!>>.

Si accorge che c’è qualcuno dietro di lui. Si volta. Sono due ragazzi, uno sembra aver pianto. Sono immobili. Lo guardano. Lui osserva entrambi. Dice: <<Che avete da guardare!>>. Dà un pugno alla porta e scende. Ma tornerà presto, sì, tornerà presto. Esce dal palazzo e si dirige verso la macchina parcheggiata davanti al marciapiede. Scende dal marciapiede e si sente come strizzato e poi allungato, vede tutto distorto, poi tutto torna normale e si schianta addosso una donna, questa cade a terra. Lui appoggia le mani sulle ginocchia e vomita.  

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