È passato un mese dalla prima lezione di kick boxe e i muscoli delle gambe non le fanno più male, si sono abituati all’allenamento; inoltre le pare che il sedere sia diventato più sodo, se ne accorge quando indossa i tacchi. Ci pensa e sorride mentre sta controllando la scadenza delle uova prese dallo scaffale. Spaghetti presi. Ventresca presa. Il pepe ce l’ha. Le mancano il pan grattato, le melanzane, le zucchine e i peperoni per fare le verdure gratinate. Federico, il proprietario dell’alimentari, sta discutendo con una cliente dei due grandi scoppi che si sono sentiti poco fa. Lei era appena entrata quando è successo. Tutti quelli che erano nella piazza hanno rivolto lo sguardo al cielo, si sono affacciati alle finestre, si sono sporti dal parapetto dei balconi e hanno atteso che accadesse qualcosa.
Si aspettava la tachicardia, il respiro affannato, i tremori agli arti, lo svenimento. Invece adesso sorride e pensa che la kick boxe stia funzionando: niente attacchi di panico. Sta cercando il pan grattato e sorride come un’ebete, perché si sente le chiappe sode e perché poco fa non ha avuto un attacco di panico. Sorride e pensa che questa sera preparerà la cena per Carlo, cucinerà la carbonara e le verdure gratinate. La carbonara è il piatto preferito di Carlo.
È la prima volta che si incontrano da quando si sono lasciati. Quando ha cominciato ad avere gli attacchi di panico è diventata instabile e di umore altalenante, Carlo si è stancato e l’ha lasciata. Gli attacchi di panico sono aumentati. Ha evitato di prendere medicinali e si è iscritta al corso di kick boxe; le veniva in mente sempre più spesso e alla fine l’ha fatto. Il proprietario del supermarket sta discutendo con la cliente ma lei non li ascolta, non le importa nulla; è lì che sorride e pensa alle sue chiappe, a Carlo, e che gli attacchi di panico sembrano come spariti, fuggiti, sente come se sia lei a controllare. Sorride e le viene quasi di scoppiare a ridere, tanto è forte l’euforia in questo sabato mattina con il cielo terso e limpido. Appoggia tutti i prodotti sulla cassa e si accorge di avere dimenticato il vino rosso. Raggiunge lo scaffale dei vini e prende una bottiglia di Chianti. Una bottiglia è più che sufficiente per innescare l’ebbrezza che li condurrà alla concupiscenza. Chissà se Carlo noterà i progressi del suo fondoschiena.
Paga, prende la busta ed esce: la piazza ha ripreso le sue normali sembianze, le persone trascorrono la loro quotidianità senza accorgersene. Decide di andare a comprare dei fiori e si avvia verso la macchina, ed è lì, sul marciapiede, quando sente puzza d’alcool e si scontra con un uomo apparso dal nulla; cade a terra e spera che le uova siano rimaste integre.