Nuoto ai più piccoli, danza da 10 anni: i consigli degli esperti

Tennis, tiro con l’arco, scherma o nuoto. Scegliere lo sport più adatto per i propri figli è anche una questione di salute. Oltre a seguire le inclinazione dei più piccoli è bene che i genitori tengano a mente alcune raccomandazioni. Secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, l’attività nei primi 4, 5 anni di vita deve favorire la conoscenza del proprio corpo nello spazio. In seguito, si possono cominciare a praticare anche sport più specialistici e di squadra. Fondamentale la certificazione medico-sportiva: necessaria anche per i piccoli pazienti affetti da malattie croniche.
[pp_gallery gallery_id=”8117″ width=”150″ height=”150″]}
i bambini già in età prescolare si può proporre il nuoto, uno sport completo praticato nell’acqua, l’ambiente più naturale e congeniale. Fino ai 7-8 anni sarebbe opportuno praticare attività quali atletica leggera (marcia, corse, salti, lanci) o ginnastica. Quelle in cui il piccolo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e migliora la coordinazione neuromotoria.

Le discipline sportive collettive (calcio, pallavolo, pallacanestro, pallanuoto , rugby, pallamano e hockey) sono in genere apprezzate dai bambini sopra i 7 anni poiché coniugano impegno atletico, aspetto ludico e spirito di squadra. Collaborare tutti assieme per raggiungere il risultato, è un messaggio che viene codificato a partire da questa fascia di età e non prima. Gli sport individuali (ginnastica, sci, nuoto, ciclismo, canottaggio, scherma, arti marziali eccetera) richiedono la capacità di resistere alla fatica, la capacità di concentrazione, il senso di responsabilità.

Oltre i 9-10 anni ci si può accostare anche a discipline più specializzate, che richiedono anche il contemporaneo utilizzo di un attrezzo, come avviene ad esempio nella scherma, nel tennis e nel tiro con l’arco. Nel caso di sport che sollecitino in modo particolare la schiena (ad esempio la danza e la ginnastica artistica) è utile abbinare una pratica in grado di “compensare” e ridistribuire l’impegno.

«Un passaggio fondamentale – spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – è quello della certificazione medico-sportiva. Abbiamo una legge molto efficace, integrata da regolamenti regionali, che oltre al medico dello Sport, assegna anche al pediatra di famiglia e al medico di base (sempre con costi contenuti) il compito di rilasciare il certificato non agonistico. E’ invece compito esclusivo del medico dello Sport rilasciare la certificazione agonistica. Perseguire uno stile di vita corretto attraverso l’attività sportiva è considerato un obiettivo così importante, che in numerose Regioni tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione agonistica sono esenti dal ticket fino ai 18 anni».

L’Ospedale Bambino Gesù ha predisposto da tempo una Struttura di Medicina dello Sport dedicata alla valutazione funzionale e alla certificazione medico-sportiva di piccoli pazienti affetti da varie patologie croniche quali, ad esempio, cardiopatie congenite operate e non operate, malattie oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari. Ulteriori indicazioni si possono trovare facendo riferimento al sito www.ospedalebambinogesu.it

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI