Musei aperti. Al Parco di Vulci per ammirare l’antichissima città etrusco-romana

Riaprono i musei nelle regioni gialle* nei soli giorni feriali dal lunedì al venerdì, secondo le modalità e gli orari riportati su: https://vulci.it/parco-di-vulci/Il Parco di #Vulci offre la possibilità di ammirare gli scavi archeologici dell’antichissima città etrusco-romana e i reperti esposti nel museo archeologico, il tutto immerso in una natura dai tratti incontaminati, che offre colori, suoni ed emozioni sempre diverse.

Vulci fu una delle dodecapoli dell’#Etruria propria: posta a venti chilometri da Tarquinia, collegata mediante un diverticolo, con la Via Aurelia si distendeva presso il litorale tirreno dell’Etruria meridionale. Dell’antica e florida città rimangono pochi resti e soprattutto la vasta necropoli, distesa per una superficie non perfettamente delimitabile, tanto sulla riva destra quanto sulla riva sinistra del fiume Fiora.
L’abitato sorgeva sulla riva destra presso un’ansa del fiume all’altezza di Ponte Rotto, con un certo distacco dalla zona della necropoli.
Vinta dai Romani nel 280 a.C. le fu sottratta una parte del territorio in cui nel 273 fu fondata la colonia di Cosa. Vulci peraltro rimase federata fino alla guerra sociale. Allora ricevette la cittadinanza e, divenuta municipio, venne ascritta alla tribù Sabatina.
La notorietà attuale del luogo è dovuta alle scoperte archeologiche e di oggetti artistici (bronzi, oreficerie, sculture di pietra, vasi greci dipinti in grandissima copia) cui diedero inizio, a partire dal 1828, gli scavi eseguiti nella necropoli da Luciano Bonaparte, principe di Canino, e successivamente da altri, a intervalli più o meno lunghi, sino ai tempi nostri.
Fra l’immensa mole di materiale archeologico andato disperso per tutti i musei del mondo, ricordiamo le celebri pitture parietali della Tomba François, conservate tuttora in proprietà della casa dei principi Torlonia in Roma.
 
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