Maria Teresa Muratore, pensiero del 2023

di Maria Teresa Muratore

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Arrivano quatti quatti, via l’uno avanti l’altro, sono numerati, quindi senza una sorpresa -apparentemente – senza una novità, ovvero ti sembra: sai già che dopo il 2021 è arrivato il 2022, mo eccolo che arriva il 2023 e tra dodici mesi arriverà il 2024 e poi a seguire, eppure le feste, i botti, le luci, le candele, la musica, il vischio, gli amuleti, le mutande rosse…

Chissà che pare che arriva, neanche lui se lo aspetta e rimane un po’ perplesso di fronte a tutta questa euforia, ma che vorranno da me? Ma sono tutti un po’ pazzi? Non lo sa quante aspettative, quanti ingannevoli illusioni, quanti pii propositi sono stati riposti in questo scatto in avanti del nostro orologio, a parte, forse, i senza tetto, i disperati, gli sfiduciati convinti.

In questi giorni si parla spesso di scelte, dell’importanza della scelta, scegliere è un’opportunità meravigliosa, chi può permetterselo; il libero arbitrio che Dio ci ha donato è un dono enorme, potremo scegliere e saremo responsabili delle nostre scelte- e poi delle conseguenze- ma potremo farlo.

Ma chi non può farlo? Chi non può scegliere? A chi non è data questa possibilità?

Chi non aveva da mangiare, o da bere, o doveva scappare a un proiettile o a una raffica di proiettili,

o era perseguitato perché non poteva esprimere la propria opinione, o perché non apparteneva a una religione, o a una razza, o era diverso, o, più semplicemente era stufo di portare un velo sul capo- quando va bene- o una coperta che lo nasconda completamente, o che si nasconde sotto una coperta per nascondere il suo volto, per ripararsi da una frusta, o da una corda o da un coltello? Questi potevano scegliere? O era l’unica possibilità scappare, fuggire, tentare il tutto per tutto sperando di potersi sottrarre a un destino che non è un destino nel senso lato che gli diamo ma una certezza di agonica sofferenza, di morte dolorosa promessa e ineluttabile.

Pensate se un domani- speriamo di no-anche in Italia, nella nostra bella cara Italia, ci trovassimo in quelle stesse condizioni di incertezza tremenda, in cui il morso della fame ti attanaglia lo stomaco e te lo torce su se stesso, in cui muori dalla sete e arsa è la bocca, dolorosamente asciutta, ma non c’è una goccia d’acqua intorno a te, in cui vedi morire i tuoi figli che si attaccano al seno, e tu madre, tu non hai latte per loro perché le tue mammelle sono secche, prosciugate, in cui le mosche ti si appiccicano addosso e tu senza più forze non puoi scacciarle, e sei malato e non puoi curarti, e molti sono malati e non possono curarsi…

Allora, se, speriamo mai, dovesse succedere una cosa simile, guai a quelli che si stanno adoperando per negare i soccorsi a quei disperati che rischiando il tutto per tutto cercano una speranza di vita sulle nostre coste, perché oltre al morso tremendo della fame sentirebbero il peggiore rimorso di non aver capito e aver infierito ulteriormente su persone condannate a non poter scegliere.

Che sia, per tutti, un anno di scelte giuste.

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