Marco Pintus, l’arte come fuga dalla realtà

Marco Pintus, 27 anni, è il nuovo giovane artista che sta sbocciando a Viterbo. La sua passione più grande è l’arte, intesa come la capacità di trasmettere emozioni e messaggi, come l’espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano. Aurora Montanaro, digital influencer de “La Via degli Artisti”, evento al quale Pintus ha preso parte lo scorso 2 giugno, ha deciso di intervistarlo proprio per far emergere il suo io e la sua coscienza.

Come e quando è nata la tua passione per l’arte?
“Ero un bambino, a 7 anni ho iniziato a disegnare tutto ciò che mi veniva in mente, a 10 anni ho iniziato a fare ritratti, appassionandomi sempre di più ai volti, alle espressioni e all’interiorità delle persone. Per un po’ di anni però, durante la mia adolescenza, ho accantonato questa passione: ho frequentato infatti, poiché a Viterbo ancora il liceo artistico non esisteva, l’Orioli, indirizzo grafico, e mi occupavo principalmente di ‘pittura digitale’, quindi creazione di loghi, uso di Photoshop, nulla a che vedere con la mia visione di arte. L’inizio della mia carriera artistica avviene all’età di 24 anni, quindi non molti anni fa, quando ho iniziato a sperimentare l’acrilico nell’opera ‘Campo Fiorito’, tecnica che però, non affascinandomi, ho sostituito con l’olio. Devo dire che inizialmente terminavo un’opera in 2-3 giorni; la mia rinascita coincide con la frequentazione dello Studio d’Arte di Sabrina Salvatori, un corso durato 9 mesi, grazie al quale ho appreso basi e tecniche che prima ignoravo. ‘Autoritratto’ e ‘Una notte a Roma’ sono due opere nate proprio all’interno dello studio d’arte. Una volta terminato il corso, ho continuato ad alimentare questa passione autonomamente, tramite lavori su commissione a matita e grafite, con l’opera ‘San Martino’ e con ‘Il Bacio Strepitante’, la mia ultima opera che avevo iniziato con Sabrina Salvatori. Attualmente sto lavorando a due quadri ad olio”. 
Cosa provi mentre dipingi? E quando la tela è finita? 
“E’ difficile definire cosa provo mentre dipingo. E’ come se mi inondasse un fiume di emozioni; in quell’istante mi distacco completamente da tutto ciò che mi circonda, per trasferirmi mentalmente in una realtà superiore, che Platone definirebbe “iperuranio”. Per me l’arte è evasione dalla realtà, è un continuo panta rei, un incessante scorrere del tempo. Quando la tela è finita e dopo i ritocchi finali, che non mancano mai, subentra in me un senso di appagamento e soddisfazione, una forte adrenalina e una voglia di perfezionarmi sempre di più”.
Qual è la tua opera più bella? Che tecnica hai usato? 
“Senza dubbio è ‘Il Bacio Strepitante’, la mia ultima opera terminata ad olio.  Ho deciso di intitolarlo con quest’aggettivo perché, a mio parere, quel bacio, nel silenzio di una biblioteca, riesce a far rumore. L’ho iniziato sei mesi fa prendendo ispirazione da una foto, per un totale di 300 ore di lavoro; è l’opera a cui mi sono più affezionato, essendo molto passionale: ho curato moltissimo i particolari, come i libri della biblioteca, come i soggetti in primo piano, tanto che, e ciò mi fa molto piacere, molti credono che sia una fotografia. Inizialmente avevo in mente di metterci qualcosa di mio, una modifica, un dettaglio in rilevanza, ma poi l’ho lasciato come la foto originale, perché già di mio all’interno c’è la passione”.
Secondo te perché a Viterbo, nonostante sia una città ricca di monumenti e opere d’arte, non vengono valorizzati, come si dovrebbe, l’arte e la cultura?   “Noi artisti non abbiamo mai una risposta ben precisa a questa domanda, perché ormai è un dato di fatto, una situazione che incombe da anni. Secondo me i motivi principali sono la mentalità chiusa di molti viterbesi, i quali ritengono che il lavoro sia soltanto sforzo e fatica e non passione come l’arte, poi la scarsa comunicazione, a causa della quale molti eventi artistici non vengono sponsorizzati o comunicati, e alla fine il comune stesso dovrebbe patrocinare più eventi, dando spazio così ai ‘profetae in patria’ ”.
Come è stato per te partecipare all’evento de “La Via degli Artisti?” 
E’ stata una bellissima esperienza formativa, in cui mi sono messo in gioco davanti a moltissime persone; molti turisti si fermavano e chiedevano che tecnica usassi o anche solo per complimentarsi. Nonostante a Viterbo non sia facile, la Via degli Artisti ce la sta mettendo tutta per dar voce e spazio ai numerosi artisti del territorio che rimangono sempre un po’ nascosti; grazie al vostro spirito sto credendo anch’io alle potenzialità di Viterbo e dell’intera Tuscia, che hanno veramente tanto da offrire. Ci tengo a ringraziare anche Sandra, gestrice del Bar Happiness a Via Saffi, che sta allestendo il bar come una galleria d’arte. Questo è un passo in avanti. La gente che entra per prendersi un caffè deve meravigliarsi davanti a un’opera d’arte, deve prender coscienza che Viterbo è anche questo. Presto porterò anche ‘Il Bacio’ all’interno del bar.” 
Un appello che faresti a tutti i giovani? O meglio a tutti gli artisti? 
“Un consiglio che umilmente do a tutti è quello di crederci sempre, fino in fondo, di non mollare mai, di vivere di passioni, di lottare se necessario, perché io non vivo di arte, come sicuramente moltissimi altri artisti, ma dipingo perché mi fa star bene, mi appaga”.
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