La terza edizione di Civitonix, l’attesa manifestazione in corso a Civita Castellana accoglie ogni anno rappresentanti del mondo del fumetto e dei giochi di ruolo, con il colorato seguito degli amatissimi cosplayers. Tra gli artisti che tra il 7 e l’8 giugno espongono i propri lavori, c’è Marco Cavatorta, giovane illustratore, comic artist, cartoonist, che ama disegnare singolari atmosfere da incubo. Le sue creature aliene dispiegano tentacoli e artigli minacciosi, e i loro molteplici occhi ti fissano da un abisso di nietzschiana memoria, al cui fascino è impossibile sottrarsi. Il genere incontra in Italia un forte seguito, alimentato soprattutto dal celebre fumetto Dylan Dog, della casa editrice Bonelli.
Nato e cresciuto a Hong Kong, un breve periodo vissuto a Los Angeles, a Civitonix Marco gioca in casa, in quanto ora risiede proprio a Civita Castellana. La sua è una formazione culturale multietnica: una laurea al Savannah College of Art and Design, oggi la sua peculiarità è ricercare ispirazione nella letteratura gotica: soprattutto il maestro del genere H. P. Lovecraft, «ma anche Dante Alighieri, naturalmente, il suo Inferno, ritratto magistralmente da Dorè. E poi la cinematografia sci-fi e horror, penso a titoli come Alien e La cosa».
Da dove viene questa tua attrazione verso le atmosfere gotiche e horror?
Ho sempre avuto la fascinazione verso l’ignoto, il mistero. Sono interessato alla psicologia, a quello che può celare il nostro subconscio. Penso che la natura umana abbia due lati, quello luminoso e quello buio. Ho scelto di raffigurare “the shadow”, il lato oscuro che è in tutti noi. Di raffigurare il nostro essere abitanti di un piccolo pianeta che gira nell’universo, il nostro essere niente affatto speciali.
Tu realizzi disegni in bianco e nero, ma anche a colori, utilizzando sia il metodo tradizionale con penna e matite, sia il digitale. Quale tecnica ti è più congeniale?
Mi piace il bianco e nero, ma per un motivo molto semplice: è più facile da realizzare. Disegno anche a colori perché per me i colori simboleggiano la possibilità di combattere, di sopravvivere, anche in situazioni terribili. Tra la tecnica tradizionale e quella digitale non saprei cosa scegliere… Lo so che sembra una mezza risposta, ma preferisco entrambe, dipende dalle situazioni. Con la matita, con le penne puoi essere più espressivo, ma il digitale regala possibilità che non puoi avere altrimenti.
Sei stato presente in aprile a Romix, l’evento della Capitale. Quanto sono importanti queste occasioni per un giovane artista come te?
Sono importantissime, perché si possono intrecciare collaborazioni, puoi farti conoscere da persone che possono apprezzare la tua arte. E poi posso avere contatti con artisti già affermati, ricevere suggerimenti preziosi… non mi sento ancora così bravo!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto lavorando a un mio fumetto con una sua storia originale e un suo protagonista. Un genere gothic, mescolato al cyberpunk e al giallo. Per il momento sto mettendo a punto la storyboard, i personaggi…. ma non è l’unica idea che ho. Per esempio mi piacerebbe realizzare una versione del Necronomicon, il libro mitico creato da H. P. Lovecraft… Nel frattempo studio molto: è l’unico modo per migliorarmi e per crescere.
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