Lo scaffale/ La banda degli invisibili

la banda degli invisibili

Fabio Bartolomei, La banda degli invisibili, E/O, 2013, tascabili, 9 euro

I protagonisti del terzo romanzo di Fabio Bartolomei, pubblicato in prima edizione nel 2012, sono degli anziani. Un gruppetto di teste piuttosto calde, in grado di impegnarsi in azioni di disturbo nei confronti degli automobilisti che vanno di fretta, o di pianificare perfino un rapimento ai danni dell’uomo più ricco d’Italia.

Ma al di là delle avventure che legano questi ultrasettantenni, a colpire il lettore sono le tante riflessioni che troviamo sparse qua e là nelle pagine, che alzano il tono del romanzo e fanno pure sorridere. Senza indulgere nel cinismo più spietato o nella compassione tipica di chi è ancora lontano dalla terza età, lo scrittore ci presenta alcune delle opportunità che può cogliere un anziano ancora “arzillo”: una vittoria schiacciante al circolo degli anziani in uno dei tanti “sport” praticati, dare uno smacco a un giovane o perfino a un adulto facendogli fare una figuraccia, vestire i panni dello spasimante e agghindarsi come si faceva un tempo, compiere dei gesti di affetto verso amici e parenti (meglio i primi dei secondi, ai quali fa gola solo l’eredità!). Lo stereotipo, talvolta drammaticamente vero, dell’anziano solo e disperato non è lasciato da parte: ci sono in questo romanzo momenti di lieve tristezza e il sorriso si fa dolce-amaro. Ma fa tutto parte della realtà complessa dell’essere anziani: ogni giorno una sorpresa, un dispiacere, una piccola gioia inattesa, in un mare apparente di monotonia e abitudini consolidate.

“Noi siamo quelli che in questo quartiere ci sono nati, siamo quelli che telefonano al comune per lamentarsi della sporcizia nel parco, che fanno la spesa la mattina presto per accaparrarsi i bocconi migliori e la colazione sempre nello stesso posto – perché i cappuccini sono tutti uguali, i baristi no. Siamo i padroni della panchina vista monumento ai caduti, quelli che scrivono reclami all’azienda tranviaria per i ritardi degli autobus, quindi se agli altri capita di prenderli in orario è merito nostro, quelli che alla posta passano davanti perché tanto devono chiedere solo un’informazione, quelli che se qualcuno ha bisogno di un’indicazione sanno consigliare su tutto, dal ferramenta più vicino all’orario dell’ufficio parrocchiale”.

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