L’eremo di Ripatonna Cicognina in località Chiusa del Vescovo

Tra i luoghi che più di tutti ricoprono un ruolo predominante, quanto a sacralità e senso di pace, troviamo sicuramente l’Eremo di Ripatonna Cicognina (o Ripatongo Cicognina) in località Chiusa del Vescovo, in prossimità di Ponte San Pietro e dell’Eremo di Poggio Conte.
La zona, ricca di rigogliosa vegetazione, grotte naturali e forre, dal periodo medievale ha fornito rifugio a diversi monaci che, in cerca della propria spiritualità, si davano alla vita eremitica, distaccandosi da tutti per essere più vicini alla vita semplice e a Dio.
Posto a 10 minuti dal punto in cui il Fiume Olpeta si immette nel Fiume Fiora, l’Eremo è facilmente raggiungibile percorrendo il sentiero posto tra l’Olpeta e la rupe tufacea che ospita il romitorio, attraverso una verde e stretta vallata.
Dal basso verso l’alto, si scorgono numerosi ambienti rupestri, il cui accesso è dato da una scalinata che con difficoltà riesce a farsi strada tra i fitti rovi.
Della visione con cui Benedetto Zucchi nel 1630 descrive il romitorio, ossia come luogo di bellissima vista con comodità di fontana e terreno per farvi l’orto, oltre che con Chiesa consacrata dove dire Messa, restano solo tracce, date dalle strutture interne, in parte risparmiate dal tempo.
L’insediamento, certamente abitato tra XV e XVII secolo, è costituito da una decina di ambienti scavati nel tufo, tra cui primeggia uno per l’insolita planimetria identificato come chiesa, articolato su tre livelli e collegato mediante vani comunicanti e scalinate.
Caratterizzato da volta a botte, presenta sul pavimento una fossa, probabile traccia di un’antica sepoltura; ai lati dell’abside, anche se molto deteriorati si trovano due affreschi riconducibili a Sant’Antonio e ad un vescovo, il cui stile rimanda all’ambiente tardo-senese e permette di indicare una datazione all’interno del Quattrocento.
All’estrema semplicità dell’esterno degli ambienti si dissociano gli interni, in cui ovunque a parete troviamo nicchie di ogni dimensione, da quelle con funzioni di scaffali, a quelle destinate all’alloggiamento delle travi lignee, impiegate per sorreggere il pavimento dei piani superiori.
Proseguendo uno stretto camminamento si arriva a quel che probabilmente era la parte abitativa, da cui si apre una grande finestra che ci proietta una visione della vallata sottostante di rara bellezza.
Ancora oggi come allora, l’eremo rappresenta un rifugio accogliente e stimolante per l’uomo che cerca distacco dalla frenesia della vita moderna e dona all’ospite quel raccoglimento interiore e quella pace che permette di ritrovare sé stessi e di abbandonare quei falsi bisogni e condizionamenti sociali, che come una maschera ci portiamo addosso.
Amministrazione Comunale di Ischia di Castro
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