La prima meta dopo il lockdown: una passeggiata a Corviano

Non so, quando uscirò di casa durante la “Fase 2” e che mondo troverò la fuori ad aspettarmi. Sono  sicuro però di dove andrò- Dove sono stato poco tempo prima che questo “Tsunami” ci investisse. Vicino al borgo  sospeso di Vitorchiano in località  “Corviano“.

Tornerò a visitare un sito ricco di storia insito in un’ambiente naturale ricco di biodiversità, lo scorcio di  una profonda vallata con un paesaggio unico,in cui  generazioni umane si sono succedute al ritmo delle stagioni lasciando le loro tracce come segni indelebili sul grigio peperino che circonda la valle.

Mi immagino sin d’ora l’itinerario: Lasciato il paese, una stradina di campagna costeggia il paese di Vitorchiano, separato da una piccola valle, da questo lato si gode di una vista unica, accompagnati solo dal silenzio dei propri passi, cartelli ben posizionati dal CAI fanno da guida, così ci si inoltra in un piccolo viottolo attraversato da un ruscello, tutto intorno la campagna è incantevole lo sguardo è libero di spaziare dove vuole. Una larga strada in pietrisco bianco costeggia una parte di bosco, attrezzata con tavolini e panche, camminare è piacevole, la strada  davanti a noi delinea una grande esse, ancora pochi chilometri e una sbarra arrugginita con apposto un cartello segna l’ingresso del sito. “Corviano” sulla sinistra scorgiamo un castello diroccato, nel 1282 che fu occupato dai viterbesi e restituito alla famiglia Orsini nel 1286. Ne restano oggi i ruderi del perimetro murario, a forma di quadrilatero, si affaccia per due lati sui profondi dirupi naturali e a un lato su un vallo artificiale  forse Etrusco. All’interno del perimetro murario castellano sono individuabili alcune tracce di una piccola chiesa medioevale riconoscibile da un pilastrino d’altare. Tutta la zona circostante al castello risulta interessata dalla presenza di insediamenti che vanno dalla preistoria al medioevo, case rupestri, i resti di una cinta muraria etrusca, una necropoli con tombe a fossa antropomorfa, varie pestarole (vasche ricavate nella roccia per la pigiatura dell’uva) e ruderi medioevali di altre due piccole chiese. Il cammino richiede attenzione, è un percorso in cui si può trovare buche non adeguatamente segnalate.Un luogo che come  tanti altri della Tuscia, coniuga in modo mirabile storia e natura.

Ne vorrò osservare come la natura abbia respirato questo periodo di totale immobilizzazione umana.Provare la sensazione di come  luoghi di prossimità ci facciano ritrovare l’antica bellezza  e riscoprire panorami  incontaminati del nostro territorio,ricchi di storia, a due passi da casa. Quella ricchezza che potrà essere davvero l’elemento da cui ripartire per sollecitare un turismo interno di cui siamo custodi.

Forse questa esperienza non prevista ci porterà ad un cambio di passo che era necessario ma di cui eravamo ignari, rivelandosi la ricetta più semplice che ci permetterà davvero di “sentirci” uniti  e appagati dalla bellezza dei nostri territori di cui non avevamo consapevolezza.

 

 

 

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