In visita ai Prefetti di Vico un’importante casata medioevale

di Luciano Pasquini

Camminando nella Tuscia si può sempre scoprire qualcosa di nuovo, un’insolita prospettiva di un paesaggio, un insediamento arcaico che si perde nella notte dei tempi, o un vecchio rudere ben restaurato, per far rivivere al moderno viaggiatore, che si trova a percorrere l’importante cammino da Canterbury a Roma quanto sia lunga la storia di questo territorio. Il caldo non lascia tregua, è l’ultima escursione in programma per gli amici di Archeotuscia, prima della pausa estiva. Arrivati in prossimità del lago di Vico e lasciata la strada statale nei pressi di Rio Vicano, percorriamo un piccolo viottolo sconnesso, da li inizieremo la nostra escursione alla visita dell’incastellamento del XII secolo dei Prefetti di Vico un’importante casata medioevale. Situato in un posto strategico dove si domina interamente il sottostante lago, ora restano soltanto un’ammasso di ruderi dove la vegetazione ha preso il sopravvento, fu abitato fino alla fine del 1700 per poi cadere in rovina. Li dove sorgeva la torre di avvistamento del castello ora si erge una torre che serve l’acquedotto visto l’incessante scrosciare dell’acqua. La torre è servita da una robusta e comoda scala che ci permette di arrivare in cima e di godere di un panorama che lascia a bocca aperta. Si può ammirare la caldera del lago nella sua interezza, dove i colori del paesaggio si fondono con il lavoro dell’uomo. Seconda tappa della nostra escursione ci sposteremo nel lato nord del lago in località Cugnettara per visitare un sito di origine antichissime, risalenti al neolitico, e che nel corso dei millenni ha avuto varie utilizzazioni, stalla, ricovero, abitazione, durante il tragitto ci fermiamo per visitare la piccola e graziosa chiesetta costruita in onore di Santa Lucia che ricorda un fatto tragico avvenuto durante una cerimonia sul lago, dove dal rovesciamento della barca annegarono quaranta persone. Arrivati alla Cugnettara ci viene incontro Giuseppe Passerini il genius loci che fa sopravvivere la memoria storica del posto, dove durante l’anno si trasferisce per brevi periodi, lo ripulisce dalle erbacce e coltiva un piccolo orto. Ci attende per farci visitare le numerose grotte che si affacciano sul lago di origine neolitica. sempre disponibile ad esaurire le nostre domande ci guida alla scoperta del posto. Interessante vedere come questi luoghi si sono nel tempo trasformati da abitazione a ricovero per animali o magazzini per i raccolti dei sottostanti campi. La terza ed ultima tappa ci aspetta risalendo la via cimina all’altezza di Poggio Nibbio, prima dobbiamo attraversare file di bagnanti e barbecue fumanti, e ciclisti che il lago richiama numerosi in questo periodo. Dentro il bosco i ruderi, medioevali, restaurati della locanda della Rosa e l’ospedale di Mestro Fardo, Filantropo del tempo, luogo importante per la sosta lungo la via Francigena. Qui soggiornarono Papi, Regine, Imperatori si narra che anche Leonardo d Vinci si sia fermato da queste parti.

Le fronde degli alberi oltre a proteggere dai raggi del sole che ora sono al loro zenit, lasciano passare una leggera brezza, che toglie ogni fantasia di ritorno alla canicola di Viterbo, che purtroppo ci aspetta giù in basso.

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