I Novant’anni di Oriana Fallaci in “Un cappello pieno di ciliegie”

Il 29 giugno Oriana Fallaci avrebbe compiuto 90 anni era nata a Firenze il 29 giugno del 1929, chissà cosa avrebbe pensato e scritto del mondo di oggi?
Se ne andò il 15 settembre del 2006, sono trascorsi 13 anni. Un cappello pieno di ciliegie il suo ultimo libro di cui Oriana a fine vita scrive: «Ci tenevo a lasciare una cosa che anche ai miei occhi giustificasse il mio passaggio su questa terra. E’ l’anno 2006 quando Oriana si accorge che la sua malattia si è aggravata, ripensa al passato, alle persone della sua famiglia che l’anno preceduta. Ora che il tempo le sfugge di mano, sente il bisogno d’individuare le tracce dei propri cromosomi tra i suoi antenati, di trovare “le risposte con le quali sarebbe giusto morire”.
E’ così che nasce l’ultima sua opera Un cappello pieno di ciliegie.

Il libro:
“Ora che il futuro s’era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l’inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d’estate costituiva il mio Io.” Così comincia questa straordinaria epopea della famiglia di Oriana Fallaci, una saga che copre gli anni dal 1773 al 1889, con incursioni nel passato e in un futuro che precipita verso il bombardamento di Firenze del 1944. È una storia dell’Italia rivoluzionaria di Napoleone, Mazzini, Garibaldi, attraverso le avventure di uomini come Carlo che voleva piantare viti e olivi nella Virginia di Thomas Jefferson, Francesco marinaio, negriero e padre disperato, e donne indomite come la Caterina che alla fiera di Rosìa indossa un cappello pieno di ciliege per farsi riconoscere dal futuro sposo Carlo Fallaci, o come una bisnonna paterna, Anastasìa, figlia illegittima, ragazza madre, pioniera nel Far West. Dopo anni di ricerche, l’autrice ha visto la cronaca familiare trasformarsi in “una fiaba da ricostruire con la fantasia”: “la realtà prese a scivolare nell’immaginazione e il vero si unì all’inventabile poi all’inventato… E tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli”.

Un racconto spontaneo, l‘ultimo lavoro di Oriana Fallaci dopo la sua morte- nel quale la giornalista non nasconde l’ammirazione o lo sgomento per le fortune, e più spesso per gli errori, dei suoi progenitori. Un libro che sorprende, emoziona e coinvolge, da gustare parola per parola, senza fretta.Un libro testamento che ci consegna l’unicità di uno stile quello dell’autrice senza tempo perché lei è stata una precorritrice dei tempi.

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