I demoni nelle tombe, la rappresentazione di un pauroso aldilà

di Francesca Pontani*

«Non dimenticherò mai con quale strano sgomento entrai nell’oscura grotta. Le furie dagli occhi sfavillanti, i denti scoperti e il ghigno spettrale; i serpenti che sembravano animare le pareti; e soprattutto le stanze laterali deserte mi fecero rabbrividire, colmandomi di un senso di arcana paura. Era come una magia, irreale; era la concretizzazione di esseri stregati» George Dennis.

Angoscia e sgomento dell’Aldilà traspaiono, ad un certo punto della storia degli Etruschi, dalle scene di viaggio agli inferi o in quelle di commiato nei pressi della porta dell’Ade, presenziata da demoni funerari come Charun, Tuchulcha, Vanth e dalle numerose Lase dagli aspetti mostruosi e terrificanti.

Un aldilà cupo e spaventoso
La rappresentazione di un pauroso aldilà, popolato di terribili demoni e sinistre figure del mondo infero, avvolge sempre più tutte le cose: le pareti delle tombe dipinte, i sarcofagi di pietra, le pareti di tufo … attraverso tutta la Tuscia possiamo vedere figure sinistre e mostruose che ad un certo punto della storia degli Etruschi iniziano a comparire con più frequenza. Sia che ci addentriamo tra i boschi e i cespugli delle necropoli rupestri, sia che entriamo dentro la sala di un museo archeologico o se scendiamo i ripidi gradini per entrare dentro una delle tombe dipinte di Tarquinia, il IV secolo a.C. segna la comparsa di un aldilà cupo e spaventoso.

Il gioioso convito degli ospiti a banchetto diventa il mistico banchetto funebre nell’Ade; il veloce girotondo dei danzatori e dei musici si trasforma nel mesto corteo delle anime verso un regno sotterraneo, all’ombra del quale dimorano esseri spaventosi. Lunghi cortei funebri si muovono spettrali verso la porta degli inferi, accompagnati da demoni con serpenti nei capelli, brandenti martelli e clave, tenaglie e lacci.

La morte che vedeva prima processioni sciolte e tranquille riceve ora un aspetto selvaggio, che suscita orrore.

Charun
Una nuvolaglia scura dipinta alle spalle dei banchettanti e la presenza tra di essi del demone Charun ambienta le scene nell’aldilà. Charun il demone alato che ha il colorato bluastro della morte, il volto grifagno con naso adunco, barba e lunghi capelli rossastri serpentiformi e reca in mano un lungo martello e un serpente avvolto attorno alle spalle.

Paurosa, simile ad un’ombra sta dietro alla bella Velia, per esempio nella Tomba dell’Orco a Tarquinia, una creatura dell’oltretomba dalle ali gigantesche: è proprio Charun, il messo etrusco della morte, l’accompagnatore delle anime nel loro ultimo, oscuro viaggio. Dai suoi capelli fatti di serpi spuntano orecchie animali a punta; rosso lampeggia il suo sguardo sopra il grande naso di avvoltoio; verdastra, come marcescente, la sua pelle. Un serpente gli si erge a lato; minaccioso ghermisce il manico del pesante martello, simbolo del suo potere, col quale viene inferto il colpo mortale che spegne la vita.

 

Tuchulcha
Più terribile ancora a vedersi di Charun è però un’altra figura disegnata sulla parete della stessa tomba: una testa serpeggiante di vipere, perfido becco da uccello rapace, orecchie d’asino.

Ha grinfie e artigli: è Tuchulcha.

 

Un esercito di demoni
A partire dal IV secolo a.C. spuntano dovunque i demoni col martello e il naso da rapace e raramente Charun e Tuchalcha compaiono soli: un intero esercito di altri demoni della morte, maschili e femminili, li accompagnano, facendo loro da aiutanti. Anch’essi alati, muniti di mazza, tenaglia, brandenti fiaccole, serpenti nelle mani.

Prendono in consegna i defunti; guidano il cavallo della morte, accompagnano il carro funebre o lo tirano essi stessi; marciano davanti o dietro il corteo o aspettano il defunto sulla soglia dell’ultima porta …

*Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guiderà i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

Nel prossimo articolo, il 15 novembre, andremo a Soriano nel Cimino.

Foto Francesca Pontani

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