Goffredo, dalla Nigeria a Viterbo: è bello tenere pulite le vostre strade

Rossella Cravero

Storie di immigrazioni. Ce ne sono alcune di immigrati che già sono fra di noi che camminano con pile di libri che parlano di posti lontani o chi come Goffredo con una ramazza in mano pulisce gli angoli delle strade viterbesi per rendersi utile. Chi si ferma ad ascoltarli a volte incontra giovani  istruiti e ci si chiede se non ci sia un modo migliore per metter a frutto la loro esperienza, la loro conoscenza.

Goffredo è nigeriano, in Italia è arrivato da più di un anno. A casa sua era un fabbro, lavorava il ferro, “qui tutti mi dicono che non c’è lavoro”. Ma lui ha deciso di non arrendersi e in questa terra che lo ha accolto dopo le torture subite in Libia, trattenuto per mesi in un campo come prigioniero, ha deciso di darsi da fare. Tutte le mattine prende il treno e da Vetralla viene a Viterbo. Porta con sé una scopa e una busta nera dell’immondizia. “Sto pulendo la strada volontariamente per tenere pulita la città vi prego di aiutarmi con un’offerta”. Ci sono giornate in cui, se Dio vuole, come lui dice, arriva anche a raccogliere 15 euro. E’ da più di un anno che vive a Vetralla in attesa dei documenti. Nel centro di accoglienza ci sono altri 25 profughi come lui, ricevono da mangiare tutti i giorni. “Non ci fanno mancare nulla, ma ogni giorno ci danno solo e sempre riso e carne, con questi soldi, faccio la spesa al supermercato per poter mangiare anche altre cose. Ma vorrei un lavoro. Se non fai niente ti senti inutile e anche di peso. Ho chiesto a tutti ma la risposta è sempre no”

Goffredo è uno dei tanti sbarcati sulle coste siciliane su una carretta del mare, una gommone che allarga le braccia per descriverne le dimensioni. “Un incubo che cerco di dimenticare, erano solo onde e disperazione”. Sorride e saluta chi ormai lo conosce e gli lascia un euro augurandogli buona giornata. C’è anche chi scende dal marciapiedi per non dover passare troppo vicino a questo uomo nero. Ma Goffredo sorride: “è vero qualcuno mi guarda male, ma sono felice di pulire queste strade. Sono fortunato, sono arrivato vivo fino a qui, mentre molti altri compagni non ce l’hanno fatta. In Nigeria ha lasciato un figlio che ha poco più di due anni. Per lui spero di farcela”. Lo ha affidato a sua sorella più grande, sogna una casa, un lavoro, una vita come tutti. Oggi si prende cura di alcune strade, come non tutti fanno.

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