Fellini 100: I Vitelloni il film visto per la prima volta da Nicole Chiassarini

di Nicole Chiassarini

A partire dagli anni Cinquanta, mentre il neorealismo cinematografico stava ormai tramontando, e al botteghino trionfavano commedie e melodrammi, cominciavano ad emergere e rinnovarsi una serie di registi, o meglio autori, attenti ad avere un pieno controllo sui loro stessi film.
Il cinema in quel periodo, fortemente condizionato dal precedente neorealismo, affrontava spesso tematiche esistenziali, seppur calate in un contesto volto a divertire e rimuovere le preoccupazioni della quotidianità. Gli autori di questa nuova stagione cinematografica portavano avanti un discorso più personale, che arrivò fino agli anni Settanta.
Tra i registi che caratterizzarono questo rinnovamento, sicuramente è bene ricordare Federico Fellini, autore di film ricchi di riferimenti onirici e fantasiosi, che molto spesso si riferivano al cinema stesso.
Nel centenario della nascita del noto regista è anche bene ricordare il rapporto che questo aveva con la Tuscia. Una terra piena di storia, affascinante a tal punto da diventare anche una terra di cinema, grazie al passaggio di molti attori – come Alberto Sordi – e registi – come Federico Fellini – che rimasero talmente colpiti dai suoi scorci da dare vita alle scenografie di capolavori cinematografici.
Tra i tanti film del noto regista, innamorato della Tuscia, sicuramente si ricorda I Vitelloni, un capolavoro del 1953 che ottenne una candidatura agli Oscar e venne premiato al Festival Cinematografico di Venezia.
Il film è ambientato nella Rimini anni ’50, la città natale di Fellini, e narra la storia di cinque amici che vivono nell’attesa di diventare adulti. In realtà, sebbene il film racconti della noiosa vita provinciale a Rimini, venne quasi interamente girato nel Lazio, tra Ostia, Roma e Viterbo, più alcune scene a Firenze. Questo per poter seguire gli spostamenti di Alberto Sordi, impegnato in un tour.
La città di Viterbo, fa da sfondo alla famosa pellicola, prestando molte delle sue piazze e le sue vie a moltissime scene. Per esempio, la piazza che fa da scenografia alle uscite dei protagonisti, Piazza delle Erbe, o la Stazione di Porta Fiorentina, per la scena in cui Fausto e Sandra partono per la luna di miele o quella in cui Moraldo parte per non tornare più. Inoltre la piazza, dove i protagonisti si incontrano dopo i festeggiamenti del carnevale, è Piazza della Rocca.
Nessuno meglio di Fellini conosceva la vita in una provincia sonnolenta, dove succedono sempre le stese cose. Così intreccia le vite dei Vitelloni, termine utilizzato per definire i cosiddetti “bamboccioni”, adottando una narrazione frammentata che culmina in sequenze a tratti sardonici e malinconici. Il mondo degli adulti viene rappresentato come modello etico, forse perché lo stesso autore stava cominciando un percorso di crescita.
Un film con un linguaggio moderno capace di utilizzare gli ossimori per raccontare la realtà. Un registro che costringe lo spettatore a misurarsi con l’angoscia e la risata nel giro di pochi istanti. Una narrativa pittorica che è ritratto spietato dell’Italia di quegli anni, con i suoi giovani pochi anni dopo la fine della Guerra.
I Vitelloni di Federico Fellini è un capolavoro cinematografico, da rivedere sia per assaporare ancora quella narrazione che caratterizzò il cinema felliniano, capace a modo suo di raccontare la vita stessa e le esperienze del noto regista; sia per riscoprire la storia delle sue affascinanti scenografie. Riscoprendo una Viterbo degli anni Cinquanta che sicuramente saprà emozionare le nuove generazioni, di cui chi scrive ne fa parte..

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