La vicenda del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi (una struttura enorme che si svilupperà su un’area di 150 ettari e che dovrà stoccare per sempre 78 mila mc di rifiuti a bassa radioattività e, per almeno 150 anni, in attesa che venga realizzato il deposito geologico profondo, 17 mila mc di rifiuti a media e alta radioattività) sta andando avanti inesorabilmente, con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) che ha avviato la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Ancora una volta si è fatto in modo di complicare le lecite attività di contrasto a questo progetto, in quanto la scadenza per presentare osservazioni da parte di Comuni e Province, finalizzate a definire le regole procedurali, era stata fissata per il 26 dicembre, costringendo i tecnici che stanno supportando le varie Amministrazioni a un tour de force, fra l’altro sotto le festività natalizie. La proroga di un mese concessa in extremis, non ha fatto poi che generare ancora più confusione, perché non confermata sino all’ultimo momento. Va poi sottolineato che sono state ignorate per l’ennesima volta le molteplici e motivate osservazioni avanzate da tantissimi esperti, provenienti dal mondo accademico e professionale, contro la selezione delle aree idonee. Il MASE ritiene che tale operazione sia stata condotta da Sogin (l’Ente statale incaricato per la gestione dei rifiuti radioattivi) secondo tutti i crismi scientifici e che quindi non è più oggetto di discussione: prendere o lasciare!
Per di più il MASE ha dichiarato di aver modificato i criteri di selezione e l’ordine di idoneità delle aree, senza rendere partecipi in alcun modo i vari portatori di interesse riguardo alle nuove regole adottate.
Ad oggi inoltre non è dato sapere il perché della conferma delle aree idonee, in spregio alla Convenzione di Aarhus che dovrebbe garantire l’accessibilità a documenti di carattere ambientale.
Il quadro che si delinea per chi si sta battendo contro queste scelte calate dall’alto, senza il minimo coinvolgimento effettivo delle realtà locali, è a dir poco fosco, perché il Governo ha pensato bene di agganciare questo tema con le scelte energetiche della Nazione. Favorita anche dalla recente liason tra la Meloni e Musk, quest’ultimo sponsor attivo del ritorno al nucleare, il Governo sta puntando decisamente su questa opzione, per cui la questione Deposito va assolutamente risolta: se non riescono a gestire nemmeno quei “pochi” rifiuti prodotti quarant’anni fa, come possono vendere questa chimera?
A peggiorare la situazione è l’enorme conflitto di interessi rappresentato da una Commissione VAS-VIA, che dovrebbe valutare il progetto del Deposito e tutto l’iter procedurale, di fresca nomina, piena zeppa di politici appartenenti all’area governativa: in sostanza il MASE verrà giudicato da una sua diretta emanazione.
A parte alcune lodevoli eccezioni, una fra tutte il Presidente della Provincia di Viterbo Romoli (Forza Italia), si assiste a prese di posizione da parte dei politici locali molto fumose o quantomeno deboli, nonostante alcuni di loro rivestano ruoli importanti per la questione, che si traducono addirittura in inviti a raffreddare gli animi, ad abbassare i toni: evidentemente dai piani alti sono queste le indicazioni.
Di fronte a tale situazione poi si registra un’azione di contrasto da parte dell’opposizione dettata da pura opportunità, e non per convinzione: ne è prova il fatto che fino a pochi anni fa, a parti rovesciate, la situazione era la medesima, ma con il centro-destra, all’opposizione, che invece tuonava contro le scelte della Sogin. In sostanza il percorso sembra ormai segnato, a dispetto di chi governi, probabilmente perché dettato da interessi che travalicano gli schieramenti politici.
Le dichiarazioni del Ministro Pichetto-Fratin e la tempistica prevista, farebbero pensare a tempi decisionali molto diluiti, nell’ordine delle decine di anni, ma contemporaneamente si assiste ad un tentativo di accelerare il tutto tramite un Disegno di Legge sul ritorno al nucleare, che prevederebbe la localizzazione del Deposito Nazionale entro un anno, a partire dalla sua entrata in vigore. E’ lecito quindi sospettare che le intenzioni sono quelle di rasserenare gli animi, per poi sferrare improvvisamente il colpo decisivo.
Sì, possiamo e dobbiamo continuare a percorrere, come Comitati di liberi cittadini, tutte le strade tecnico-giuridiche, producendo altre montagne di relazioni scientifiche e di ricorsi al TAR, ma sono certo che alla fine non ci rimarrà che un’ultima carta: la massiccia mobilitazione popolare. La rete dei Comitati no scorie della Tuscia ha già individuato due date (il 6 Aprile a Montalto di Castro e l’11 Maggio a Corchiano) durante le quali si svolgeranno altrettante manifestazioni di protesta. E’ questa l’ultima carta da giocare per salvare il nostro territorio: non affidiamo solo ai politici la soluzione dl problema.
Antonio Menghini
Geologo, Idrogeologo, Geofisico
Responsabile scientifico del Comitato cittadino per la salvaguardia del territorio di Canino e della Tuscia