Confartigianato Viterbo, un patto per l’ambiente per un modello di sviluppo rispettoso

di Luciano Costantini

Una santa alleanza per tutelare le piccole imprese della Tuscia, della provincia di Grosseto e di quella di Terni. La firma del protocollo nella sede di Confartigianato Viterbo è simbolica, però rilevante in quanto formalizza l’adesione del settore ad un impegno collettivo che punta a costruire un modello di sviluppo rispettoso ovviamente dei parametri economici, ma anche di quelli ambientali. Dieci regole che le imprese artigiane saranno chiamate a rispettare rigidamente: si va dal bando dei gas serra alla limitazione di risorse preziose come acqua ed aria, dalla integrazione con fonti energetiche rinnovabili alla diversificazione delle reti di trasporto. “Insieme al rispetto di queste norme – puntualizza, Stefano Signori, presidente di Confartigianato Viterbo – chiediamo che vengano emanate misure chiare ed omogenee a livello nazionale”. Alla conferenza stampa presenzia Diego Righini, general manager dell’Associazione Geotermia Zero Emissioni, cioè il gruppo che sta portando avanti l’ampio e discusso progetto della geotermia tra l’Alto Lazio e l’Umbria. Una presenza che spiega come Confartigianato sia attenta allo sviluppo di questo sistema energetico. “Se il gruppo – precisa il presidente Signori – rispetterà le regole ambientali e di sviluppo che ci siamo dati, noi saremo disponibili ad appoggiare il progetto”. Garanzie che il rappresentante di Geotermia si affretta a confermare, partendo dalle assicurazioni che il sistema non sarebbe assolutamente inquinante in quanto si baserebbe su un meccanismo a circuito chiuso che non comporterebbe emissioni nocive per gli uomini e il territorio. Annuncia, Righini, anche le tappe del programma: “I lavori dell’impianto di Castel Giorgio partiranno in tempi brevi. Altre due centrali sono previste ad Acquapendente e Latera, ma in entrambi i casi dovremo aspettare il via libera dell’autorità politica e della Soprintendenza. In tutti e tre le situazioni si tratterà comunque di impianti di piccole dimensioni, intorno ai 5 megawatt, proprio per dimostrare nei fatti la loro compatibilità ambientale”. Ma come la prenderanno i sindaci che finora si sono opposti drasticamente alla geotermia fino al punto da minacciare le barricate? “Non più tardi di dieci giorni fa – ricorda Diego Righini – il Prefetto si è impegnato ad aprire un tavolo di confronto tra noi e gli amministratori pubblici interessati. Restiamo in attesa”. Poi una riflessione ad alta voce: “Perché puntiamo su questo territorio? Soprattutto perché qui ci sono le risorse naturali e tante potenzialità. Siamo pronti a reinvestire sul territorio quello che il territorio ci potrà dare. Se non potremo farlo? Vuol dire che alla fine andremo da un’altra parte”.

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