“Il Codice Vulci”, cultura etrusca con arte contemporanea

Fino al 10 Settembre la scultura ceramica si confronta con il tema del simbolo, all’interno di uno spazio archeologico e le sculture in ceramica di 10 artisti contemporanei sono messi in mostra all’interno di due luoghi affascinanti: la Domus del Criptoportico, spazio sotterraneo di quella dimora aristocratica romana risalente alla fine del II sec. a. C. all’interno del parco archeologico di Vulci, e l’altra nell’ex-convento di SanFrancesco spazi di antichità e memoria etrusca, romana e cristiana , un luogo di confronto tra la simbologia del passato e il linguaggio dell’arte di oggi capace di dare il senso del tempo che fu, d’una civiltà plurimillenaria e per certi versi tuttora oscura. Quadrato, triangolo, ovale, cerchio e croce sono i simboli, presenti nella civiltà etrusca e in quella cristiana, che gli artisti hanno scelto per rileggere e reinterpretare valori, speranze, slanci vitali e aspirazioni alla trascendenza degli uomini dell’antichità e di tutti i tempi. Un filo sottile e tenace collega il codice di simboli e segni rinvenuti nelle tombe etrusche con quelli contenuti nelle immagini della contemporaneità e su questo ideale legame si innesta la creatività artistica che sceglie di plasmare l’argilla, materia di sempre, rinnovandone l’emozione con un gesto presente.
Dieci gli artisti che aderiscono al progetto “IL CODICE VULCI”,ognuno di loro è presente con un riferimento dissimile sia nel Criptoportico che nel ex-convento. Museo della ricerca Archeologica di Vulci, a Canino, noi abbiamo visitato la mostra nel Criptoportico,lo riteniamo un privilegio.
Luigi Belli sovrappone ossa e teschi in ceramica smaltata sul simbolo di una lastra quadrata e, in una teca,triangoli di cuori. Giorgio Crisafi ispira al simbolo dell’uovo le impronte della sua storia personale e alla corona della croce la circolarità di vita e morte. Antonio Grieco costruisce una torre a triangolo e traccia un alfabeto di segni iscritti in due ovali. Mirna Manni apre un ovale nei suoi tre obelischi e compone una croce scandita da moduli come scatole infilzate da ferri. Riccardo Monachesi frammenta in tasselli l’emozione della scritta INRI della croce e celebra con i vasi a uovo, tutti uguali meno uno, lo stupore del miracolo della Maddalena. Jasmine Pignatelli scava l’uovo generatore e modula croci nello spazio, imprimendo alla ceramica la forza di un concetto. Paolo Porelli con figure antropomorfe grida la croce e mostra il cerchio del cielo. Alfonso Talotta viterbese dipinge di colori i quadrati di terra e spacca con il vuoto di untriangolo la forma di un calice. Paolo Torella inserisce l’uovo-simbolo nel cerchio di ferro e nella croce di legno e fa vibrare le lamelle di un quadrato su cui attacca segni in ceramica di antichi simboli. Mara vanWees: evoca su un quadrato le profondità delle Vie Cave e gioca coi volumi dinamici di calici che si combinano a forma di croce. Che meraviglia!

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