Buon compleanno a la Rocca Albornoz

di Gianluca Braconcini*

Sono 665 anni .La costruzione della Rocca Albornoz, ebbe inizio il 26 luglio 1354 ad opera del cardinale spagnolo Gil Alvarez Carrillo De Albornoz, Legato papale e Vicario generale. Era il periodo in cui il soggiorno dei papi ad Avignone aveva indebolito progressivamente il loro potere nei possedimenti dello Stato della Chiesa, perché i signorotti si stavano sempre più svincolando dall’ obbedienza papale. In questa grave crisi l’energico porporato spagnolo venne scelto per riportare l’ordine nei territori pontifici e fu sua cura iniziare a costruire dei fortilizi che rendessero possibile il controllo militare delle città più importanti o politicamente meno sicure. A Viterbo si decise di edificare la Rocca su questa altura dove già sorgeva il palazzo di Messer Angelo Campana o Del Campano. Le sue forme attuali a causa di ristrutturazioni effettuate da vari pontefici nel corso dei secoli che la adattarono ai gusti ed alle esigenze del tempo e, per i gravi danni subiti dai bombardamenti, sono ben diverse dall’edificio militare concepito dal cardinale. Nella sua versione originale era molto simile all’altra Rocca Albornoz di Narni. In questo edificio nel 1367 vi alloggiò per alcuni mesi Urbano V di ritorno da Avignone e in quell’occasione l’Albornoz fece trovare al papa un carro pieno di chiavi delle varie fortezze e città conquistate. Nel primo secolo della sua storia, la Rocca subì varie distruzioni, la prima avvenne l’11 dicembre del 1375 ma fu poi ricostruita nel 1395. Nel 1438 Eugenio IV diede ordine al cardinal Vitelleschi di demolirla e colmare il fossato difensivo; fu riedificata per volontà di Pier Ludovico Borgia che l’8 marzo 1457 pose la prima pietra insieme ad un ducato d’oro proprio sotto il torrione grande e venne anche ripristinato il fossato ed il ponte levatoio (entrambi visibili nella stampa). Successivamente papa Pio II, fece terminare il tetto, le scale e dotò la Rocca di “brecole e bombarde”…i lavori terminarono nel 1462 e nel 1493 vi dimorò Alessandro VI e qualche anno dopo Leone X Medici. Con il cambiamento delle condizioni politiche il palazzo abbandonò la funzione di difesa e divenne una residenza signorile, furono realizzate ad inizio Cinquecento diverse trasformazioni volute da Giulio II, come il cortile interno dotato di un’armoniosa serie di arcate ed un’elegante fontana con tazza circolare,con lo stemma dei Della Rovere, entrambe opera del Bramante. Nell’estremità sinistra del cortile si vede una fontana medioevale che presenta al centro come decorazione una campana; è quanto resta dell’antica residenza originale di messer Angelo Campana. Intorno alla metà del Cinquecento Paolo III Farnese, il cui stemma si vede ancora sulla facciata, fece realizzare l’ampia loggia con colonne la quale , chiusa successivamente, venne riaperta nel corso dei restauri seguiti ai bombardamenti dell’ultima guerra. Nel 1523 Clemente VII concesse il palazzo ai Cavalieri di Rodi che vi dimorarono fino al 1527 e proprio in questo anno, il 18 maggio, fu tenuto nella cosiddetta Sala del Trono il Capitolo Generale dell’Ordine Gerosolimitano. La Rocca successivamente fu residenza di varie famiglie nobili, nel 1738 monsignor Martino Caracciolo vi fondò il primo brefotrofio dello Stato della Chiesa. Nel 1848 venne occupata dall’esercito francese, vi tornarono poi gli orfani, nel 1860 vi si insediarono le truppe pontificie e nel 1870 quelle del nuovo Regno d’Italia . Nel corso del tempo il fossato venne riempito con terra e sterri e nel 1885 la sua copertura era completamente avvenuta. La Rocca con i successivi ampliamenti fu sede del III Reggimento Granatieri di Sardegna che qui venne costituito il 12 luglio 1927. Durante la seconda guerra mondiale fu presidio militare tedesco; mio padre, classe 1929, che in quegli anni faceva il barbiere in piazza della Rocca mi raccontava che gli ufficiali tedeschi ogni giorno si recavano al Salone a farsi la barba ed a radersi a pelle la parte laterale della testa, era la moda di quegli anni diffusa tra le truppe alemanne…il cosiddetto “taglio alla tedesca”. A seguito dei bombardamenti aerei la Rocca venne in parte distrutta e la sua ricostruzione fu molto lunga; da alcuni anni è passata sotto la giurisdizione del Ministero dei Beni Culturali ed ora è sede del Museo Nazionale di Etruscologia. La copia della stampa originale che acquistai diversi anni fa in un mercatino di chincaglierie, mostra come appariva un tempo la Rocca mentre l’altra immagine è una cartolina dei primi del Novecento. Un piccolo suggerimento ai lettori di Tusciaup: per pronunciare correttamente il termine Albornoz dovete far cadere l’accento tonico sull’ ultima “o”.

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