Al netto della disgraziata giornata di ieri, martedì 10 giugno, in cui è successo praticamente di tutto e di più, il parco rotabile dell’ex concessa #RomaViterbo conta, al momento, due treni in meno: un Firema e un Alstom.
Sì, due. Perché sono stati due, e non uno, gli incidenti che hanno coinvolto i mezzi e la linea aerea. Il primo è quello noto, accaduto nei pressi di #MONTEANTENNE, che ha paralizzato la ferrovia e fatto notizia. L’altro, altrettanto grave, è avvenuto nella parte alta della linea, tra #Catalano e #Viterbo, ma è rimasto inspiegabilmente sotto traccia.
Dice bene un utente, in un passaggio della lettera pubblicata dal Comitato Pendolari Ferrovia RomaNord – Pagina Pubblica, che restituisce in modo plastico la totale esasperazione dell’utenza e la deriva in cui è sprofondata la Viterbo — e con lei, la #RomaLido: «Questo servizio non è pessimo, è un insulto alle persone oneste che pagano un servizio nonostante la paura, ogni giorno, di non fare in tempo a lavoro, a scuola e in università».
Lui era a bordo del treno Firema (UdT 114), quello che, partito da Flaminio alle 13.15 con quindici minuti di ritardo e diretto a Montebello, si è fermato poco dopo la stazione di Monte Antenne per grave guasto. «Ci hanno fatto evacuare – ha scritto nella lucida ricostruzione – attraversando il treno e i vagoni, persone di tutte le età, comprese signore molto anziane. Siamo [stati] costretti a scendere dalla scaletta del treno che dista dal prato sottostante 1 metro. Le signore anziane sono state caricate in braccio dal personale Cotral. Abbiamo proseguito fino a raggiungere la stazione di Monte Antenne che per fortuna distava solo qualche metro dal vagone posteriore del treno».
A bloccare il convoglio, si sa, è stata la caduta della linea di contatto. Forse a causa di un cedimento strutturale, o forse perché strappata dal pantografo, per via di un suo malfunzionamento o, più precisamente, di un’imperfezione o dell’inadeguatezza dell’archetto. Sarà un’inchiesta a stabilire le responsabilità, ma è lecito chiedersi: poteva essere evitato?
Secondo gli elementi oggettivi a disposizione, la risposta è: sì, con molta probabilità. Perché sappiamo che la catenaria nella tratta Flaminio–Catalano è del tipo a contrappesi, con regolamentazione automatica. Sappiamo che il Firema in questione — come gran parte della flotta — è dotato di un pantografo tipo FS modificato, con doppio strisciante. E sappiamo, infine, che questi elementi, nel loro insieme, costituiscono svariate criticità nel rapporto tra pantografo e linea di alimentazione. Criticità conosciute negli ambienti aziendali — o almeno così dovrebbe essere — e, perciò, avrebbero dovuto essere risolte da tempo.
Andiamo avanti. Mentre a Flaminio infuriava la rabbia dei pendolari per l’ennesimo stop al servizio, durato circa quattro ore — con soppressioni a valanga, informazioni praticamente inesistenti e navette con il contagocce, tanto che sono state chiamate le Forze dell’Ordine —, nella parte alta della linea, in prossimità di Vignanello, secondo le indiscrezioni, si è verificato un altro guasto, simile a quello di Monte Antenne, che ha coinvolto il treno Alstom UdT 304.
Un fatto passato sotto silenzio. Come anticipato, in nessun canale ufficiale ne è stata data notizia — e lo abbiamo verificato a lungo. Il che appare molto grave e rappresenta una chiara mancanza di attenzione — o, peggio ancora, di considerazione — verso la tratta Catalano-Viterbo e, soprattutto, verso i pendolari viterbesi. Ma quel che lascia perplessi, forse ancor più dell’episodio avvenuto sull’urbano, è che il pantografo dell’Alstom è dotato di doppio strisciante, pensato per una linea a filo unico senza contrappesatura e regolazione automatica. Perciò, cos’è successo? E ancora: perché il treno è rimasto in sosta a Viterbo per tutta la serata di ieri? Indisponibilità del personale Cotral? E se è sì, come mai? Al prossimo disservizio. Alé.
Associazione TrasportiAmo
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