Tuscia in pillole. La Bagnaia di Alessio

di Vincenzo Ceniti*

Alessio-premiato a Bagnaia

“Ciao a tutti. Oggi vi parlerò della mia esperienza fatta alla scoperta delle nostre radici tra le persone del posto”. E’ l’incipit, accogliente e promettente, di Alessio Guernaccini, classe 2011, nel suo tema ”Primo premio” al concorso 2025 sul borgo di Bagnaia tra una ventina di studenti della 3a/A della scuola “Tommaso Ghinucci”, organizzato nei giorni scorsi dalla locale associazione “Amici di Bagnaia” presieduta da Aldo Quadrani.

In quanto al patrono, annota Alessio, il santo protettore sarebbe Saturnino, ma ai bagnaioli non piaceva poiché la sua ricorrenza cadeva di ottobre. Scelsero quindi san Rocco, più adatto alle feste di Ferragosto. Il santo del bubbone viene ricordato con la processione della sua statua dalla chiesa di San Giovanni al parco di Villa Lante, dove il parroco celebra la messa all’ombra di querce secolari.

Al ritorno, sosta obbligata al banco del “porchettaro”, ultimo esemplare di una razza estinta di missionari della buona tavola – camice bianco e visi rubicondi – che fino a qualche decennio fa presidiavano la piazza del paese con le loro fragranti porchette al finocchio. Nel 1990 – aggiungiamo noi – incuriosirono perfino l’allora principe di Galles Carlo d’Inghilterra, ospite di Villa Lante per uno stage sull’arte rinascimentale con gli allievi di Oxford. Nell’albo d’oro della Villa, dal dopoguerra a oggi, ci sono molti altri visitatori stellati. A mente, negli ultimi decenni, il re di Svezia Gustavo VI Adolfo (1960), Hailè Selassiè imperatore d’Etiopia (1970), i ministri degli Esteri di sei Paesi della Cee con Aldo Moro (1970). Tutti ospiti dell’allora patron Angelo Cantoni. Successivamente, i ministri delle Comunicazioni della Ue (2001).

La “Bagnaia di fuori”, annota Alessio, fa pensare a piazza del Popolo a Roma. Stesso tridente con tre vie che da piazza XX Settembre salgono all’altura dove s’adagiano Villa Lante e il parco. Da parte mia ricordo il chiasso festaiolo, tra i sentieri del giardino all’italiana, dei viaggiatori del “Trenino della Tuscia” quando l’Ente del Turismo di allora e la Roma Nord organizzavano alla fine degli anni Settanta alcune gite domenicali, a bordo di carrozze bianco-celesti, in partenza dalla stazione ferroviaria del Flaminio a Roma in direzione Viterbo con soste a Civita Castellana, Bagnaia, Viterbo e Vignanello.

Accanto alla porta d’ingresso della “Bagnaia di dentro” come dicono  i suoi abitanti, Alessio ci  fa notare, conficcato nel muro,  il volto scolpito della Pucciarella. Chi era?  “Una giovane vissuta intorno al XVI sec. che salvò il paese dai Lanzichenecchi colpendo a morte con un sasso il loro comandante”.

Ma c’è dell’altro. La chiesa di santa Maria del Parto, che stava per metà dentro e per metà fuori le mura, per motivi di comodità venne spostata all’interno. ”l paesani erano indignati poiché prima di andare a lavoro erano abituati a salutare la Madonna. Che fecero?  Bucarono il muro. Così potevano vederla e rivolgerle una preghiera”.

Il racconto si fa pittoresco quando Alessio accenna al “Lice”, la piazzetta all’interno del borgo che veniva usata per buttare i rifiuti. Per rifiuti, va ricordato, erano compresi anche i contenuti  liquidi e solidi dei pitali da notte. A questo proposito torna alla mente la raccomandazione ormai storica “Rimettete e’ pittalozzo che ppassa e’ Dduca”. Tradotto: quando passa il duca Lante, padrone di Bagnaia, fate sparire il pitale.

Nell’accennare al palazzo Gallo, Alessio ci ricorda di quando era sede comunale, dal momento che il paese vantava il titolo di municipio autonomo ”prima che Viterbo si prendesse tutto”. Il riferimento è al 1927, quando Bagnaia retrocesse a frazione par far largo a Viterbo capoluogo di provincia. Oggi il palazzo ospita l’associazione “Amici di Bagnaia”.

“Da lì – conclude Alessio – ci spostiamo alla chiesa di Santo Stefano, dove anticamente era situata la porta di Bagnaia che fu chiusa con un palazzo ristrutturato male. Quindi il palazzo delle Logge. L’appartamento riservato alla nobiltà era abbellito da affreschi sulla vita di Gesù.

Augurio di chiusura da parte di Alessio Guernaccini: “Viva Bagnaia!”.

Agli evviva ci uniamo anche noi, aggiungendo che la notte del 16 gennaio di ogni anno, alla vigilia della festa di sant’Antonio abate, molto venerato dagli abitanti del posto, viene acceso nella  piazza di Bagnaia uno dei più grandi falò d’Italia. Nella notte del Venerdì Santo, invece, scivola via tra silenzi tombali  la processione del Cristo morto con decine di figuranti in costume. Fino a qualche anno fa potevamo brindare con l’acqua oligominerale del Pisciarello che sgorgava da una fontanella nella piazza centrale. Oggi non c’è più. Era una mano santa per la pipì.

Nella foto, un momento della premiazione

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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