Oggi il “cantore viterbese”, Noris Angeli, scrive e descrive una via molto conosciuta ai viterbesi, non fosse altro perché lungo la stessa si trova un istituto scolastico che ha ospitato diverse generazioni. E’ l’istituto delle Monachelle che accompagna praticamente via Emilio Bianchi per quasi tutta la sua lunghezza. Prima di diventare un sito scolastico è stato un convento di suore, da qui le Monachelle. L’attuale denominazione in ricordo di un giovane caduto della prima guerra mondiale. Dalla strada scendeva una galleria che arrivava al torrente Urcionio, ricoperto negli anni Trenta. Una galleria che ancora esiste, ma che purtroppo negli anni ha subito gli sfregi di non meglio identificati vandali. Più volte ripulita, altrettante deturpata. Angeli propone una un intervento per ripristinarne la memoria. (L.C.)
Via Emilio Bianchi
da Piazza dei Caduti a via del Pavone
Già vicolo dell’Assunta, dal monastero fondato nel 1720 dalla viterbese suor Lilia Maria del Crocefisso (1689-1773), terziaria francescana. Nel 1873, con il nuovo Governo unitario, il bene entrava a far parte del Demanio dello Stato. Nel 1905 i suoi locali venivano adibiti in aule per scuole elementari femminili e maschili. In un rogito del 30 gennaio 1832 è riscontrabile via delle Monachelle ossia dell’Assunta al Ponte Tremoli (Vecchi, notaio), in altro del 4 febbraio 1840 strada che dalle Monachelle tende a San Faustino (Instrumenta, A.D.V.). Con il termine Monachelle, molto frequente, i viterbesi indicavano le religiose e il cenobio dove le stesse risiedevano. Il titolo attuale, risalente all’anno 1928 circa, onora l’eroica figura di un nostro concittadino. Era il 22 febbraio 1882 quando Ginevra Lorenzi, moglie di Valentino Bianchi di Sante, durante uno dei tanti viaggi di lavoro, dava alla luce nella città di Ancona un bimbo cui fu imposto il nome Domenico. Il piccolo crebbe nella casa paterna alla Trinità, al vicolo Estremo e , una volta adulto, prese a collaborare con il genitore nella conceria di pellame di famiglia. Mosso dall’amor patrio partì volontario per la Grande Guerra aggregato come soldato semplice al Primo Reggimento Zappatori. Il 25 maggio 1917 cadeva sotto il piombo nemico a Hudi Log dopo un estremo gesto eroico. E’ medaglia d’oro al valor militare. La breve galleria, sottostante l’ex monastero dell’Assunta, che degrada in via Marconi, un tempo raggiungeva gli argini del torrente Urcionio fino alla conceria di Andrea Monarchi e fratelli, ed era detta vicolo del Baccanaccio. Il 1° dicembre 1830 veniva chiuso, con parere medico del dottor Giuseppe Matthey, a motivo del continuo gettito di lordure dalle finestre sovrastanti (Deleg.Apost.c.209). Sarebbe opportuno che il toponimo Baccanaccio venisse riproposto, a memoria delle nuove generazioni, riportandolo su di una targa da fissare all’ingresso di entrambe le aperture, eliminando così alcune titolazioni incongruenti, per fortuna momentanee, assegnate da mani ignote.


























