Chiamatelo smart villages, area interna, municipalità, ma sempre borgo rimane. Almeno nella comune accezione. Non soltanto un patrimonio del passato, ma un pezzo importante di futuro. “Benvenuti a borgo” è il titolo del primo convegno nazionale che si svolge nel meraviglioso palazzo Orsini di Bomarzo. Incontro ideato da Simonetta Badini, Founder Ecommunity. Prima tappa di un tour che andrà a toccare diversi piccoli centri del Lazio Nord e dell’Umbria. Non a caso in sala sono presenti amministratori e studenti dei due comprensori. “Una risorsa, quella costituita dai borghi, che oggi è una grande opportunità”, sottolinea la Badini. Certo servono risorse, ma pure e forse di più l’intelligenza e la determinazione nell’impegnare i soldi messi a disposizione dal Pnrr. “Non tutti i Comuni purtroppo hanno capito l’importanza del momento. Alcuni di essi non sono riusciti a investire neppure un euro. Soltanto 281 i progetti presentati dalle varie amministrazioni municipali e non va bene. Bisognerebbe approfittare della opportunità che ci viene offerta”. Una critica severa nelle parole del prefetto di Viterbo, Antonio Cananà, riprese anche dal presidente della Provincia, Alessandro Romoli. A spiegare il valore patrimoniale delle antiche e minuscole contrade italiane è il numero uno dell’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, Fiorello Primi: “Con un 1.400.000 abitanti complessivi in 350 centri rappresentiamo la seconda città del Paese. Arrivano sempre più turisti, ma continua a scendere il numero dei residenti. Perché? Mancano i servizi come l’ufficio postale o l’edicola, tanto per fare degli esempi. Manca la tecnologia in generale. Insomma, se non ci sono i servizi, la gente se ne va. Perché un giovane dovrebbe restare imprigionato?”. “Il borgo – sottolinea – deve essere invece una comunità. Se non è una comunità, resta soltanto il turismo. Ma per quanto tempo? I borghi sono una diversità che è patrimonio dell’umanità. Se non la difendiamo la perderemo”. Il presidente annuncia anche una serie di iniziative per difendere questo patrimonio: un censimento tra i produttori locali, oggi sono 8.000 per 16.000 prodotti; la creazione di un museo digitale dei 350 borghi più importanti della penisola; un sistema tecnologico per controllare i flussi turistici; un “museo divino” itinerante fatto di 15 tappe in altrettante regioni. Per il Lazio è stata scelta Nepi. “Bisogna evitare lo spopolamento – insiste il presidente della Provincia Romoli – e gli abitanti sono chiamati a svolgere anche un ruolo importante di manutentori dei luoghi dove abitano”. “Significativi passi in avanti in questo senso sono stati fatti – ricorda la soprintendente alle Belle Arti della provincia e per l’Etruria Meridionale, Margherita Eichberg – per esempio a Bassano in Teverina, Celleno, Vejano anche con l’apporto di soggetti pubblici come l’Ater che hanno permesso di riportare la vita in situazioni di oggettivo abbandono. Il primo intervento evidentemente è quello di sottoporre i beni immobili di valore storico ai vincoli di legge. Le amministrazioni sono chiamate a farlo se vogliono ottenere i finanziamenti. E naturalmente, bisogna fare rete, per usare un concetto fin troppo inflazionato, ma questo è il solo sistema per vincere la sfida”. (L. C.)
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