Novantottesimo anniversario della nascita di Alfio Pannega

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Alfio Pannega. fotografia di Mario Onofri

Il 21 settembre 2023 ricorre il novantottesimo anniversario della nascita di Alfio Pannega, indimenticabile antifascista, poeta e militante, comunista libertario e amico della nonviolenza, che ci ha lasciato il 30 aprile 2010 ma è ancora vivo nella memoria di quanti lo hanno conosciuto, gli hanno voluto bene, gli sono stati compagni nelle lotte necessarie contro tutte le menzogne e le oppressioni, in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente.
Nell’approssimarsi di questo genetliaco lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue, e ne proponiamo la figura, l’opera, la testimonianza a ogni persona di volontà buona come esempio e appello alla lotta per il bene comune, per la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, per la pace che salva le vite, per la giustizia che nessuno abbandona e tutti e tutto accudisce, per la liberazione e la salvezza comune.

Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassionò di poesia e fiorì come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in città, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attività artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sarà fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, e altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista e attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone così rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettività le tracce della sua vita e delle sue lotte, è restata fin qui disattesa.

Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

 

Foto di Mario Onofri

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