A Lubriano il Museo della Natura, un piccolo “gioiello” nella Valle dei Calanchi

di Luciano Costantini

Piccolo, ma spazioso. Ossimoro più immediato per definire il Museo Naturalistico di Lubriano. Pochi metri quadrati, distribuiti su un vecchio palazzetto, appena fuori del centro storico di un borgo che non raggiunge le mille anime. Borgo piccolo, ma Anch’esso spazioso perché, grazie alle scelte lungimiranti delle amministrazioni locali degli ultimi quindici anni, riesce a mettere insieme storia e futuro. Tradizione e prospettiva. Un tesoro all’interno di uno scrigno favoloso. “La rupe di Lubriano – sottolinea con legittimo orgoglio il direttore del museo, Mirko Pacioni – è la più bella terrazza sulla valle dei Calanchi”. Unico il paesaggio, specifica ma diversificata l’offerta del museo con visite guidate, progetti di ricerca scientifica su vegetazione, fauna e geologia, corsi di apicoltura per spiegare l’eterno e indissolubile legame tra le api e l’uomo. Mirko Pacioni, 44 anni, laureato in Scienze Forestali all’Università della Tuscia, si occupa di consulenza e progettazione in ambito agronomico e forestale. Ma è anche un apicoltore. “Una passione che è nata quasi per caso – spiega – ma del resto qui siamo un po’ tutti apicoltori. Lo siamo noi, lo sono stati i nostri padri e i nostri nonni, magari senza saperlo. Vivere insieme alle api è nel nostro Dna. Lo spazio dedicato alle api è legato all’agricoltura, l’agricoltura è la prima voce dell’economia del nostro territorio. Sarebbe più corretto parlare di agro sistemi. Le api sono insetti preziosi perché ci regalano i prodotti dell’alveare (miele, propoli, cera, pappa reale) ma anche perché sono le sentinelle dell’ambiente. E, purtroppo, i segnali che trasmettono sono sempre più inquietanti”. La nascita della Scuola di Apicoltura dell’Etruria, voluta dall’amministrazione comunale di Lubriano, alla quale hanno aderito in seguito altri Comuni (Porano, Celleno), enti di ricerca (Centro Ricerche Miele di Roma Tor Vergata, Iret-Cnr di Porano, Dibaf-Unitus e istituti scolastici, è stata la naturale conseguenza di una duplice esigenza: tutelare l’ambiente dei Calanchi e formare al meglio nuovi apicoltori. Dal 2012 la scuola mette in calendario ogni anno due corsi di apicoltura biologica (a marzo e ottobre), un corso di allevamento di api regine (a luglio) e un corso introduttivo di analisi sensoriale di miele (a novembre). “Ai quali – precisa Mirko Pacioni – possono partecipare tutti coloro che a vario titolo sono attratti all’universo fantastico delle api. In questi anni abbiamo ospitato 249 corsisti, provenienti da 15 regioni d’Italia, e alla nostra attività si è interessata anche l’ambasciata della Repubblica di Slovenia, con la quale nel 2018 abbiamo organizzato uno splendido e partecipatissimo convegno a Lubriano. Risultati decisamente oltre le aspettative. Un museo, che grazie alla collaborazione di tre operatrici museali che si occupano delle aperture e della didattica, è divenuto una chicca della Teverina laziale affacciato su uno scenario naturale di interesse internazionale. Il prossimo step? Il direttore, sollecitato dall’interlocutore, immagina un marchio Dop Denominazione di Origine Protetta) per il miele dei Calanchi: “Anche se sarà molto difficile per motivi di varia natura. Certo il miele locale possiede le caratteristiche organolettiche, determinate dalla flora caratteristica, tali da poter avere un’etichetta riconosciuta. Perché la flora di questa zona è assolutamente esclusiva ed irripetibile in altri territori. Vedremo….”.

 

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