Il Gatto e gli Stivali: al Padovani per San Valentino

Appuntamento per tutta la famiglia con uno spettacolo, Il gatto e gli stivali che pone l’attenzione su una qualità del sentire umano che troppo spesso è sopita: quella dell’istinto primordiale, quell’istinto che, quasi magicamente, fa distinguere la strada giusta, fa riconoscere gli incontri positivi e infonde il coraggio per affrontare ogni ostacolo e realizzare i propri sogni.
Il cast:
con Monica Contini, Deianira Dragone e Nicola Masciullo
disegno luci Vincent Longuemare
scene Nico Masciullo, Vincent Longuemare
musiche Nico Masciullo
maschere oggetti di scena e decorazioni Massimiliano Massari
Costumi Monica Contini
Regia di Lucia Zotti
La storia: C’erano una volta tre fratelli. “e che è successo?” Muore il padre lasciando in eredità al più giovane dei figli un gatto, buono solo perfinire in pentola.
“e che è successo?” Il gatto non vuole finire arrosto e si industria per far raggiungere la felicità al suo padrone.
“e che è successo?” Il gatto si scontra con il Malvagio orco Millefacce e, stuzzicando la sua vanità, riesce a farlo trasformare in un topolino per poterlo catturare e impossessarsi così del suo castello. “e che è successo?” Attraverso mille ostacoli il protagonista, che grazie al gatto è diventato “Marchese di Fruttasecca”, sposa la principessa Ciliegina, figlia del Re di Vallefrutta.
“e che è successo?” Tutti vissero felice e contenti.
“e che è successo?” Lo spettacolo è finito!
E’ questa una storia che pone l’attenzione su una qualità del “sentire” umano che tende ad essere soffocata, se non annullata: quella dell’istinto primordiale, quell’istinto che, quasi magicamente, conduce a discernere la giusta strada nella giungla del vivere; a riconoscere fra gli incontri quelli positivi; ad aver il coraggio di affrontare gravi pericoli per realizzare un sogno; a credere che i sogni possono essere realizzati, se li si nutre di significato concreto.
Il gatto non è un gatto qualunque, ha poteri straordinari grazie all’aiuto degli stivali; non essendo fuorviato dalla razionalità cerebrale, ascolta e crede alla voce interiore e ne segue le indicazioni senza cercare spiegazioni.
Egli rappresenta la tenacia psichica, l’istinto che guida il protagonista; ode e vede in modo diverso dall’essere umano: si muove a livelli cui l’io non penserebbe mai, conosce istintivamente il ministero della psiche femminile per cui è in grado di riconoscere nella fanciulla (la Principessa) la giusta compagna; per il suo padrone infine ha il coraggio di affrontare il pericolo, rappresentato dall’orco, rischiando la vita per conquistare anche il benessere materiale.
Dedichiamo il nostro lavoro a tutte le infanzie che abbiamo incontrato e che continueremo ad incontrare con i nostri spettacoli, con l’augurio che conservino quell’istintualità troppo spesso sepolta da tecnologie seducenti e ridondanti.
www.teatroleapadovani.it

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