Anmil, Orni: “Non possiamo continuare a prenderci in giro su salute e vita dei lavoratori”

Roma, 4 giugno 2021 – “Il grande Totò diceva: << È la somma che fa il totale>>, ma sembra che quando si tratta di contare i morti sul lavoro non c’è somma che smuova le coscienze e la determinazione a cambiare questa situazione da troppo tempo inaccettabile”, lo dichiara il Presidente nazionale dell’ANMIL (Associazione fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) Zoello Forni, in questo triste giorno per le famiglie dei tre lavoratori, due caduti dentro una cisterna profonda alcuni metri nell’azienda vinicola Fratelli Martini in provincia di Cuneo, mentre un altro lavoratore, a Bergamo, è rimasto travolto da un carico di 5 quintali che stava scaricando da un mezzo pesante.

“L’insicurezza in Italia è il 2,6% del PIL – aggiunge Forni – e la sicurezza sul lavoro non è solo una  questione di indagini penali e ispezioni ma innanzitutto di politica economica e del lavoro. Le vittime degli infortuni non sono solo i lavoratori e le lavoratrici ma anche la collettività e lo Stato che devono sostenere costi altissimi per la prevenzione e la repressione nonché per indennizzare, costi sanitari, assistenziali, giudiziari. Per ogni infortunio si eludono gli obblighi, i lavoratori subiscono, lo Stato sostiene una spesa pubblica pari ad una finanziaria”.

“Con l’assunzione di 2000 ispettori, voluta anche dal Ministro del Lavoro Orlando, il PNRR va in questa direzione: ciò significa intervenire prima che il danno si verifichi e prima che si producano e si piangano nuovi morti”, sottolinea il Presidente dell’ANMIL.

Secondo gli ultimi Open Data INAIL sull’andamento infortunistico, in Italia nel periodo gennaio-aprile 2021, le denunce di infortunio mortale sono state in totale 306, aumentate del 9,2% rispetto alle 280 vittime dello stesso periodo del 2020.

“Investiamo in una formazione concreta, che non sia solo un adempimento formale – conclude Zoello Forni – fatta di corsi on line e di inefficaci attestati a pagamento, che non impediscono di morire con le stesse modalità di 50 anni fa”.

 

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