Tuscia in pillole. In hoc signo vinces, centenario costantiniano a Viterbo

di Vincenzo Ceniti

foto cover tip

La foto (collezione Filippo Petroselli) mostra piazza Santa Maria Nuova a Viterbo gremita di persone che ascoltano una predica dal pulpito duecentesco di San Tommaso d’Aquino posto all’angolo della chiesa. E’ il maggio del 1913 e in città si stanno svolgendo le cerimonie per ricordare il XVI Centenario dell’Editto di Costantino indette dall’arcivescovo di Viterbo e Tuscania Antonio Maria Grasselli nell’ambito delle celebrazioni a livello mondiale proclamate da Pio X.

Fu proprio nel 313 che venne siglata a Milano – dopo le ultime e feroci persecuzioni di Diocleziano – la pace costantiniana favorita dall’imperatore Costantino che a seguito di un sogno in cui vide la croce con scritto in hoc signo vinces, consentirà la libertà di culto ai cristiani con il diritto di professare la loro religione al pari delle altre. Nei secoli precedenti i seguaci di Cristo erano perseguitati dalle leggi romane, martirizzati e costretti a nascondersi nelle catacombe. Nella Tuscia Viterbese sono visitabili quelle di Santa Cristina a Bolsena, di Santa Savinilla a Nepi con le sepolture dei protomartiri Tolomeo e Romano e  Sant’Eutizio nei pressi di  Soriano nei Cimino. Ma  i ricordi di questi rifugi sono ovunque, legati al coraggio di molti martiri le cui reliquie sono oggi custodite nelle chiese dei vari paesi e ostentate nei giorni dei loro dies natalis.

I  festeggiamenti del 1913 furono a Viterbo particolarmente solenni con il clou nei primi giorni di maggio. In quell’anno Pio X proclamò anche l’indulgenza plenaria in forma di Giubileo Straordinario che si poteva lucrare presso la Cattedrale di San Lorenzo, la Chiesa della SS. Trinità e la Basilica della Madonna della Quercia. In ogni caso tutte le chiese della città si vestirono a festa: pulizie straordinarie, restauri, addobbi floreali, dovizia di candele, esposizione di immagini sacre ed altro. Nella Cattedrale si ha notizia della sistemazione di 20 lampadari di cristallo.

Il vescovo Grasselli e la Curia definirono un programma liturgico che prevedeva da giovedì 8 a domenica 11 maggio 1913 tre prediche affidate a Sacri Oratori (due domenicani e il priore di Santa Croce in Gerusalemme di Roma) su temi inerenti le commemorazioni come “L’editto di Costantino e  l’azione civilizzatrice della Chiesa, “La superbia umana di fronte alla Croce”. Una di queste prediche è quella probabilmente nella foto alla cui organizzazione contribuì molto il parroco di Santa Maria Nuova di allora, don Giuseppe Tosoni.

Grande partecipazione di fedeli al Pontificale dell’11 maggio di quell’anno tenuto in Cattedrale dall’arcivescovo Grasselli. Solenne processione, nel pomeriggio dello stesso giorno, con l’immagine del SS. Salvatore dalla chiesa del Gonfalone alla Cattedrale seguita da clero, seminaristi, conventuali, suore, confraternite, associazioni cattoliche, bambini della prima comunione, autorità civili e militari e benedizione finale.

A Roma le celebrazioni costantiniane vennero inaugurate il 30 marzo 1913  (domenica in albis) con una solenne cerimonia nelle catacombe di San Callisto sull’Appia Antica dove si aprono le cripte  di Santa Cecilia e di  due  papi, luogo simbolico del martirio cristiano. Celebrazioni anche nella Basilica di San Giovanni in Laterano dove venne scoperta una lapide commemorativa sopra la porta della Cappella Massimo per i lavori di restauro favoriti da Pio X al pavimento e al portico. Il discorso ufficiale in quella circostanza venne fatto da un viterbese, il mons. Pietro La Fontaine (successivamente nominato Patriarca di Venezia e Cardinale). “I templi – dirà – non sono solo un segno di arte bella, ma un’espressione di affetto al Signore”. L’esecuzione di musiche sacre di Raffaele Casimiri, affidate al coro della Basilica, assecondava il desiderio del papa di privilegiare il gregoriano alle melodie di allora.

Le celebrazioni per il centenario dell’Editto Costantiniano furono osteggiate e criticate a Viterbo con manifesti e messaggi firmati, tra gli altri, dall’associazione Repubblicana e dagli Studenti Anticlericali. Si accusava l’imperatore Costantino di aver avuto uno spirito sanguinario facendo addirittura uccidere la moglie e il figlio. Divenne cristiano solo in punto di morte facendosi battezzare. Si servì dei cristiani solo per liberarsi del pagano Massenzio. “Il papa – si legge sempre in un proclama di quell’anno – celebra la ricorrenza per riaffermare il proprio dominio”.

 

Nella foto, piazza Santa Maria Nuova a Viterbo durante il discorso di un domenicano dal pulpito di San Tommaso (1913).

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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