Refood Tuscia, il progetto della Caritas per valorizzare le eccedenze alimentari e combattere la povertà

Il progetto Refood Tuscia è realizzato con il contributo della Regione Lazio Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali “Comunità Solidali 2019 DE G14771 del 07/12/2020” e nasce dalla collaborazione dell’Associazione Caritas Emmaus con la Caritas diocesana di Viterbo ed il Banco Alimentare del Lazio.

Obiettivo principale è l’abbattimento degli sprechi lungo la catena alimentare per ridurre il loro impatto negativo sull’ambiente, l’economia e la società. La strategia che si propone è quella della redistribuzione sociale: una rete organizzata di solidarietà che collabora con produttori, distributori e ristoratori locali per il recupero delle eccedenze alimentari ancora edibili e la loro redistribuzione nella comunità.

Il progetto intende sviluppare tutto questo grazie al consolidamento di un lavoro di rete attivo anche con altri collaboratori importanti quali la Diocesi di Viterbo, l’Università della Tuscia con il Dipartimento Dafne, la condotta Slow Food Viterbo e Tuscia e l’associazione Don Alceste Grandori.

Più in particolare Refood Tuscia mira a:

ampliare, potenziare e rendere efficiente il sistema locale di “ingresso e uscita” dei beni alimentari, cioè il sistema di acquisizione in particolar modo dei prodotti freschi e cotti, per dare vita ad un circuito virtuoso di consegna e ridistribuzione sul territorio;

sistematizzare e formalizzare tale circuito con la stesura di accordi tra i diversi soggetti coinvolti;

integrare, potenziare e mettere a sistema la rete locale di solidarietà costituita da istituzioni, enti, associazioni, imprese profit e non profit, donatori, per il recupero di eccedenze alimentari invendute o inutilizzate, con particolare riferimento al prodotto fresco proveniente dalle aziende agricole, attraverso la stesura di accordi tra le parti, aspetto è innovativo perché non applicato in altri contesti di riciclo del cibo;

organizzare un sistema territoriale virtuoso, strutturato e replicabile;

alleviare l’esclusione sociale grazie alla definizione di un modello globale di presa in carico della persona in difficoltà, non solo circoscritta alla distribuzione di alimenti, ma con misure di accompagnamento mirate;

intervenire con azioni educative e informative sulla riduzione degli sprechi alimentari e la diminuzione della produzione dei rifiuti rivolti a target mirati di cittadini/consumatori;

valorizzare la distribuzione degli alimenti attraverso la formazione dei volontari e degli operatori;

accrescere la conoscenza e la sensibilità della comunità sui temi del consumo consapevole, del rapporto con gli sprechi, del contrasto alla povertà attraverso attività di comunicazione e informazione mirate.

Il progetto è stato presentato nel corso dello #slowfoodvillage  a Viterbo il 26 settembre scorso  per ribadirne lo scopo utile a valorizzare le eccedenze alimentari e creare un circuito virtuoso anche con le aziende agricole per combattere la povertà alimentare.

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, in piedi e attività all'aperto

 

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