Il libro in tasca-Stasera metto le autoreggenti

Chiara Mezzetti

Quando pensi alla prima volta e senti una stretta forte nello stomaco. Quando credi di essere grande, anche se non capisci dove stai andando. Quando ti senti piccolo, anche se ti trovi a fare cose da grandi…. Chiara Mezzetti ci porta con le parole dove batte più forte il cuore … Buona lettura 

Mi strusciano le cosce. Si formano quelle bollicine rosse nel punto di contatto e mi fanno male. Mi hanno consigliato di alleviare con il deodorante. Ci spalmi il deodorante e ti fa tipo burrocacao. Le ho comprate di nascosto dalla mamma, che se le trova si incazza perché sono piccola e al massimo i collant, al massimo.
Le sbroglio piano lungo il polpaccio. La pelle è tutta irritata. Sono andata di lametta un po’ a caso, mi è uscito del sangue qua e là e subito è stato panico. Se la mamma si accorge che sto facendo i peli, mi chiede perché, che ci devo fare con le gambe lisce. Vabbè che ho sempre pronta la scusa della piscina.
Ho srotolato le autoreggenti, piano perché non ho i soldi per comprarle nuove se mi si rompono. Ho messo il perizoma, perché pure quello è sexy. La gonna a pieghe di pizzo e il corpetto che stringe un po’ le tette in fuori.
Daniele mi passa a prendere alle 21.00. Si ferma un po’ prima del cancello, dietro la siepe. Io dico ai miei “siamo un gruppo, passa Elisa, Angela” qualche amica più grande che mi invento.
Daniele è bello. È grande. Ha vent’anni. Fa l’università, lui. E ha la macchina. Mi fa ridere, è intelligente. E dolce. Ci mandiamo i messaggi con le canzoni e lui mi ha dedicato Occhi da Orientale, perché ce li ho un po’ a mandorla. Io invece gli ho scritto quella di Battisti, che dice che ha paura di innamorarsi troppo, di scoprirsi. Quando leggo una frase su un libro che mi fa pensare a lui, la sottolineo e poi glielo porto. Lui arrossisce sempre un po’, farfuglia qualcosa ma alla fine mi bacia e io capisco solo quello.
È stato fidanzato con un’altra un tempo infinito, tipo tre anni. Lei ha la mia età, ma è più grande. L’ha già fatto tante volte, con tante persone. E ha più tette. Lei ci sa fare, è sicura. Io invece non l’ho mai fatto. Secondo me è una cosa importante, un momento unico, che non ti torna. E poi mi vergogno a farmi vedere nuda. E voglio starci attenta, ché a farsi la nomina è un attimo.
Io e Daniele stiamo insieme da due mesi, ma ci vediamo da prima, da giugno. Lui ha detto che prima di mettersi insieme doveva essere sicuro e scegliere il giorno perfetto per avere un bell’ anniversario. E alla fine si è deciso l’ 11 settembre. Io gli ho detto che di tutti i giorni aveva scelto il peggio, che io non potevo fare a meno di pensare alle Torri Gemelle e tutto il resto. Però alla fine gli ho risposto sì, e per la prima volta nella vita ho pensato: è quello giusto. Oggi facciamo due mesi e andiamo a ballare.
Lui ha detto che a quindici anni è raro trovare una che non l’abbia già fatto, mentre io pensavo che fosse raro il contrario, che in genere si facesse da grandi, tipo a diciott’anni. Lui invece dice che Bruna, la sua ex, lo fa da quando ha dodici anni. Però ha detto che non è negativo, che è una cosa bella, che lui vorrebbe essere il primo, che mi aspetta, ma basta che non diventi un tempo infinito.
Io ci ho consumato la testa intorno a ‘sto pensiero. Devo essere sexy perché ai maschi piacciono quelle sexy. E Bruna è sexy. Io no.
Devo farlo. Che tanto un primo ci deve essere per forza da quanto ho capito. E allora voglio che sia lui perché siamo fidanzati. E perché non voglio che se ne torni indietro da quella stronza, solo perché lei gliela dà e io no. Quindi andiamo a ballare, lo bacio in mezzo alla pista, gli accarezzo l’orecchio e gli dico “usciamo”. Ci fumiamo una sigaretta, poi “che freddo, entriamo in macchina”.
A ballare ci sono stata solo un’altra volta, quest’estate. Ero andata alla discoteca giù al lago e papà era venuto a riprendermi all’una. Ma questa è una cosa diversa. Qui è tutto al coperto, ci stanno pure quelli di trent’anni. E infatti all’ingresso il buttafuori ti chiede l’età. A me no, perché sto con Daniele e lui è grande e le coppie entrano. Daniele mi prende la mano. È una roba da fidanzati, mica da amici no?! Mi porta al bancone e mi fa bere, perché lui una bevuta se la fa e non mi devo preoccupare di niente, dice. Che lui mi difende, mi protegge.
Fa una battuta che non sento, ma che deve essere davvero divertente visto che lui ora ride forte. Mi trascina in pista. Non ho voglia di ballare. Le cosce mi fanno male, me le sento irritate sotto la gonna. Gli chiedo di andare fuori, “che mi gira un po’ la testa”.
Fa un freddo cane. Ma cane cane. Daniele mi passa la giacca. È troppo romantico, troppo perfetto. Entriamo in macchina. Daniele mi accarezza l’orecchio e mi bacia. L’ha già fatto altre volte, ma questa è diversa, lo so. Le sue labbra me le sento addosso come un carrarmato di fuoco, che mi brucia la pelle e mi anestetizza il cervello. Mi metto a cavalcioni su di lui, credo si faccia così. Il ginocchio spinge sull’aggancio della cintura di sicurezza, non fa male non fa male non rovinare il momento.
Daniele mi accarezza le cosce e dice che le autoreggenti sono “roba da manicomio”.
Mi stacco un attimo dalla sua faccia rossa e intorpidita. Guardo fuori attraverso il vetro posteriore della macchina, ma non riesco a vedere niente. È già tutto appannato. Perché, quando le persone lo fanno, il vetro si appanna. E noi stiamo per farlo. Ora. Cerco una frase da dire, qualcosa di Shakespeare o Proust, da uno dei libri che gli ho portato.
“Tu sei un manicomio”.
Silenzio.
Lo bacio sul collo. Ho il profumo nella lingua. “Sono felice che tu sia il primo, però non farmi male eh…baci bene, io ho baciato sì ma così, nessuno nessuno proprio”.
Sgrunf.
Un grugnito. Che è stato? “Dani?”
Sgrunf.
Daniele russa. Dorme. Io ho le autoreggenti, il perizoma e ho fatto i peli e lui dorme.
Mi sposto sul sedile del passeggero. Strappo le autoreggenti che mi stringono le cosce.
Mi accoccolo verso il vetro e dormo pure io.

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