On the road nella Tuscia,dal profumo dei funghi alla scoperta dei nostri luoghi

di Luciano Pasquini

Antonella con modi spicci ci avverte che il posto occupato a tavola è riservato e che non ci si può sedere. Trattoria Antonella a Fabrica di Roma decanta e interpreta i sapori di una volta.  Su un tavolo vicino un cesto aperto ci sono numerosi funghi porcini, piccoli e grossi dall’inconfondibile colore e profumo tipici di quelli che provengono dalle nostre zone, i boschi dei Monti Cimini, che ti riportano quella magia dei profumi della cucina. In questo periodo sono di una bellezza appassionante al vedersi senza minimamente pensare cosa significherebbe assaporarli intensamente. La cucina della Tuscia mette in risalto la qualità dei propri prodotti siano essi poveri o preziosi. E nella ricerca della buona tavola è facile rendersi maggiormente conto della storia, dei luoghi attraversati mille volte ma in realtà non visti nel loro significato di radici e provenienza. In questa giornata di drive in paesaggistico ho scoperto per la prima volta Fabrica di Roma, pur rinunciando a un piatto di funghi eccelsi. Decido di proseguire un pezzo di via Amerina che insieme alla via Flaminia erano i più importanti assi viari di eta romana territorio che sito sulla sponda destra del Tevere abitato dai Falisci. Oltrepassato un un arco che si insinua dentro il paese vecchio, il tempo di vedere dall’esterno la chiesa di San Carlo alla Rocca costruzione databile tra il XV – XVI secolo, dove colpisce la facciata a capanna della chiesa che si presenta priva di ornamenti. Vi si apre un semplice portale, sormontato da tre oculi, due dei quali chiusi all’interno. Qui si conservano degli affreschi dove è visibile un volto barbuto circondato da un’aureola forse appartenenti a un santo. L’affresco probabilmente di ottima fattura si può ascrivere al cinquecento. La pioggia incombe e ci fa ritornare sui nostri passi. Senza scoraggiarmi mi avvio verso il lago di Vico in una giornata con le nuvole cariche che si riflettono nelle acque calme e limpide, i boschi che lo cingono al tramonto assumono mille sfumature e gli ultimi raggi di sole mettono in risalto piccole spiagge e piccole baie. Scopro i colori della Tuscia come se le vedessi per la prima volta con uno sguardo nuovo, succede ogni volta che mi fermo e la osservo. Questa pandemia in fondo ci sta insegnando il recupero di quella lentezza necessaria anche a deviare rispetto a un programma di mangiata di funghi che si è trasformata in una scoperta nuova dei luoghi di prossimità.

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